Fiorella Spadone - Soprano
Argumentos y libretos de óperas
“Norma”, de Vincenzo Bellini
Norma es una ópera en dos actos con música del compositor italiano Vincenzo Bellini (Catania, 1801 – Puteaux, 1835) sobre un libreto de Felice Romani basado en la tragedia Norma ou l'infanticide de L. A. Soumet y L. Belmontet. Se estrenó en el Teatro La Scala de Milán el 26 de diciembre de 1831.
Personajes
- Norma — Sacerdotisa del templo de Irminsul — soprano
- Pollione — Procónsul de Roma en las Galias — tenor
- Adalgisa — Jóven sacerdotisa de Irminsul — mezzosoprano
- Oroveso — Jefe de los druidas, padre de Norma — bajo
- Clotilde — Confidente de Norma — mezzosoprano
- Flavio — Centurión romano, amigo de Pollione — tenor
Libreto en italiano y español
La acción tiene lugar en las Galias, durante la época de la ocupación romana, alrededor del año 50 A.C.
ATTO I
Scena Prima (Foresta sacra de' Druidi. In mezzo la quercia d'Irminsul, al piè della quale vedesi la pietra druidica che serve d'altare. Colli in distanza sparsi di selve. È notte; lontani fuochi trapelano dai boschi. Al suono di marcia religiosa diffilano le schiere de' Galli, indi la processione de' Druidi. Per ultimo Oroveso coi maggiori Sacerdoti.) OROVESO Ite sul colle, o Druidi, Ite a spiar ne' cieli Quando il suo disco argenteo La nuova Luna sveli! Ed il primier sorriso Del virginal suo viso Tre volte annunzi il mistico Bronzo sacerdotal! DRUIDI Il sacro vischio a mietere Norma verrà? OROVESO Sì, Norma, sì verrà. DRUIDI Verrà, verrà. OROVESO Sì, sì. DRUIDI Dell'aura tua profetica, Terribil Dio, l'informa! Sensi, o Irminsul, le inspira D'odio ai Romani e d'ira, Sensi che questa infrangano Pace per noi mortal, sì! OROVESO Sì. Parlerà terribile Da queste quercie antiche, Sgombre farà le Gallie Dall'aquile nemiche, E del suo scudo il suono, Pari al fragor del tuono, OROVESO E DRUIDI Nella città dei Cesari Tremendo echeggerà! DRUIDI E del suo scudo il suono, ecc. OROVESO Pari al fragor, ecc. (Tutti s'avviano nell'interno della foresta) OROVESO E DRUIDI (di dentro, perdendosi) Luna, t'affretta sorgere! Norma all'altar verrà! O Luna, t'affretta! (Escono quindi da un lato Flavio e Polline guardinghi e ravvolti nelle loro toghe.) POLLIONE Svanir le voci! E dell'orrenda selva Libero è il varco. FLAVIO In quella selva è morte Norma tel disse. POLLIONE Profferisti un nome Che il cor m'agghiaccia. FLAVIO Oh, che di' tu? L'amante! La madre de' tuoi figli! POLLIONE A me non puoi far tu rampogna, Ch'io mertar non senta. Ma nel mio core è spenta La prima fiamma, E un Dio la spense, Un Dio nemico al mio riposo Ai piè mi veggo l'abisso aperto, E in lui m'avvento io stesso. FLAVIO Altra ameresti tu? POLLIONE Parla sommesso; Un'altra, sì; Adalgisa; Tu la vedrai; Fior d'innocenza e riso, Di candore e d'amor. Ministra al tempio Di questo Dio di sangue, Ella v'appare Come raggio di stella in ciel turbato. FLAVIO Misero amico! E amato Sei tu del pari? POLLIONE Io n'ho fidanza. FLAVIO E l'ira non temi tu di Norma? POLLIONE Atroce, orrenda me la presenta Il mio rimorso estremo; Un sogno... FLAVIO Ah! Narra. POLLIONE In rammentarlo io tremo. Meco all'altar di Venere Era Adalgisa in Roma, Cinta di bende candide, Sparsa di fior la chioma; udia d'Imene i cantici, Vedea fumar gl'incensi, Eran rapiti i sensi Di voluttade e amore. Quando fra noi terribile Viene a locarsi un'ombra L'ampio mantel druidico Come un vapor l'ingombra; Cade sull'ara il folgore, D'un vel si copre il giorno, Muto si spande intorno Un sepolcrale orror. Più l'adorata vergine Io non mi trovo accanto; N'odo da lunge un gemito Misto de' figli al pianto; Ed una voce orribile Echeggia in fondo al tempio "Norma così fa scempio D'amante traditor!" (Squilla il sacro bronzo. Trombe di dentro) FLAVIO Odi? I suoi riti a compiere Norma dal tempio move. DRUIDI (lontani) Sorta è la Luna, o Druidi. Ite, profani, altrove, Ite altrove, ite altrove! FLAVIO Vieni; POLLIONE Mi lascia. FLAVIO Ah, m'ascolta! POLLIONE Barbari! FLAVIO Fuggiam; POLLIONE Io vi proverrò! FLAVIO Vieni; Fuggiam; Scoprire alcun ti può. POLLIONE Traman congiure i barbari, Ma io li preverrò! FLAVIO Ah! Vieni, fuggiam Sorprendere alcun ti può. DRUIDI (lontani) Ite, profani, altrove. POLLIONE Me protegge, me difende Un poter maggior di loro È il pensier di lei che adoro, È l'amor che m'infiammò. Di quel Dio che a me contende Quella vergine celeste, Arderò le rie foreste, L'empio altare abbatterò. FLAVIO Vieni, vieni. DRUIDI (sempre lontani) Sorta è la Luna, o Druidi. Ite, profani, altrove, Ite altrove. POLLIONE Traman congiure i barbari, FLAVIO Scoprire alcun ti può; Vieni ; Fuggiam; POLLIONE Ma io li preverrò! Me protegge, me difende, ecc. (Pollione e Flavio partono rapidamente. Druidi dal fondo, Sacerdotesse, Guerrieri, Bardi, Sacrificatori, e in mezzo a tutti, Oroveso.) CORO Norma viene: le cinge la chioma La verbena ai misteri sacrata; In sua man come luna falcata L'aurea falce diffonde splendor. Ella viene, e la stella di Roma Sbigottita si copre d'un velo; Irminsul corre i campi del cielo Qual cometa fioriera d'orror. (Entra Norma in mezzo alle sue ministre. Ha sciolto i cappelli, la fronte circondata di una corona di verbena, ed armata la mano d'una falce d'oro. Si colloca sulla pietra druidica, e volge gli occhi d'intorno come ispirata. Tutti fanno silenzio.) NORMA Sediziose voci, voci di guerra Avvi chi alzarsi attenta Presso all'ara del Dio? V'ha chi presume Dettar responsi alla veggente Norma, E di Roma affrettar il fato arcano? Ei non dipende, no, non dipende Da potere umano. OROVESO E fino a quando oppressi Ne vorrai tu? Contaminate assai Non fur le patrie selve E i templi aviti Dall'aquile latine? Omai di Brenno oziosa Non può starsi la spada. UOMINI Si brandisca una volta! NORMA E infranta cada. Infranta, sì, se alcun di voi snudarla Anzi tempo pretende. Ancor non sono della nostra vendetta I dì maturi. Delle sicambre scuri Sono i pili romani ancor più forti. OROVESO E UOMINI E che t'annunzia il Dio? Parla! Quai sorti? NORMA Io ne' volumi arcani leggo del cielo, In pagine di morte Della superba Roma è scritto il nome. Ella un giorno morrà, Ma non per voi. Morrà pei vizi suoi, Qual consunta morrà. L'ora aspettate, l'ora fatal Che compia il gran decreto. Pace v'intimo ; E il sacro vischio io mieto. (Falcia il vischio; le Sacerdotesse lo raccolgono in canestri di vimini; Norma si avanza e stende le braccia al cielo; la luna splende in tutta la sua luce; tutti si prostrano.) Casta Diva, che inargenti Queste sacre antiche piante, Al noi volgi il bel sembiante, Senza nube e senza vel! OROVESO E CORO Casta Diva, che inargenti Queste sacre antiche piante, Al noi volgi il bel sembiante, Senza nube e senza vel! NORMA Tempra, o Diva, Tempra tu de' cori ardenti, Tempra ancora lo zelo audace. Spargi in terra quella pace Che regnar tu fai nel ciel. OROVESO E CORO Diva, spargi in terra Quella pace che regnar Tu fai nel ciel. NORMA Fine al rito. E il sacro bosco Sia disgombro dai profani. Quando il Nume irato e fosco Chiegga il sangue dei Romani, Dal druidico delubro La mia voce tuonerà. OROVESO E CORO Tuoni, E un sol del popolo empio Non sfugga al giusto scempio; E primier da noi percosso Il Proconsole cadrà. NORMA Cadrà! Punirlo io posso. (Fra sè) Ma punirlo il cor non sa. Ah! bello a me ritorna Del fido amor primiero, E contro il mondo intiero Difesa a te sarò. Ah! bello a me ritorna Del raggio tuo sereno E vita nel tuo seno E patria e cielo avrò. OROVESO E CORO Sei lento, sì, sei lento, O giorno di vendetta, Ma irato il Dio t'affretta Che il Tebro condannò! NORMA Ah! Bello a me ritorna, ecc. OROVESO E CORO Ma irato, si, il Dio t'affretta Che il Tebro condannò! NORMA (Fra sè) Ah! riedi ancora qual eri allora, Quando il cor ti diedi allora, ecc. ah, riedi a me! OROVESO E CORO O giorno, il Dio t'affretta Che il Tebro condannò! (Norma parte, e tutti la seguono in ordine. Entra Adalgisa.) ADALGISA Sgombra è la sacra selva, Compiuto il rito. Sospirar non vista alfin poss'io, Qui ; dove a me s'offerse La prima volta quel fatal Romano, Che mi rende rubella Al tempio, al Dio ; Fosse l'ultima almen! Vano desio! Irresistibil forza qui mi trascina, E di quel caro aspetto Il cor si pasce, E di sua cara voce L'aura che spira mi ripete il suono. (Corre a prostrarsi sulla pietra d'Irminsul.) Deh! Proteggimi, o Dio! Perduta io son! Gran Dio, abbi pietà, Perduta io son! (Pollione entra con Flavio.) POLLIONE (a Flavio) Eccola! Va, mi lascia, Ragion non odo! (Flavio parte.) ADALGISA (vedendo a Pollione) Oh, tu qui! POLLIONE Che veggo? Piangevi tu? ADALGISA Pregava. Ah! T'allontana, pregar mi lascia! POLLIONE Un Dio tu preghi Atroce, crudele, Avverso al tuo desire e al mio. O mia diletta! Il Dio che invocar devi è Amore. ADALGISA (si allontana da lui) Amor! Deh! Taci, Ch'io più non t'oda! POLLIONE E vuoi fuggirmi? E dove fuggir vuoi tu ch'io non ti segua? ADALGISA Al tempio, ai sacri altari Che sposar giurai. POLLIONE Gli altari? E il nostro amor? ADALGISA Io l'obliai. POLLIONE Va, crudele, al Dio spietato Offri in dono il sangue mio. Tutto, ah, tutto ei sia versato, Ma lasciarti non poss'io, No, nol posso! Sol promessa al Dio tu fosti, Ma il tuo core a me si diede. Ah! Non sai quel che mi costi Perch'io mai rinunzi a te. Ah! Non, ecc. ADALGISA E tu pure, ah, tu non sai Quanto costi a me dolente! All'altare che oltraggiai Lieta andava ed innocente, Sì, sì, v'andava innocente. Il pensiero al cielo ergea E il mio Dio vedeva in ciel! Or per me spergiura e rea Cielo e Dio ricopre un vel! POLLIONE Ciel più puro e Dei migliori T'offro in Roma, ov'io mi reco. ADALGISA (colpita) Parti forse? POLLIONE Ai nuovi albori. ADALGISA Parti? Ed io? POLLIONE Tu vieni meco. De' tuoi riti è Amor più santo, A lui cedi, ah, cedi a me! ADALGISA (più commossa) Ah! Non dirlo! Ah! Non dirlo! POLLIONE Il dirò tanto, il dirò tanto Che ascoltato io sia da te. ADALGISA Deh! Mi lascia! POLLIONE Ah! Deh cedi, deh cedi a me! ADALGISA Ah! Non posso! Mi proteggi, o giusto ciel! POLLIONE Abbandonarmi così potresti! Abbandonarmi così! Adalgisa! Adalgisa! (con tenerezza) Vieni in Roma, ah, vieni, o cara, Dov'è amore e gioia e vita! Inebbriam nostr'alme a gara Del contento a cui ne invita! Voce in cor parla non senti, Che promette eterno ben? Ah! Dà fede a' dolci accenti, Sposo tuo mi stringi al sen! ADALGISA (Fra sè) Ciel! Cos parlar l'ascolto Sempre, ovunque, al tempio istesso! Con quegli occhi, con quel volto, Fin sull'ara il veggo impresso. Ei trionfa del mio pianto, Del mio duol vittoria ottien. Ciel! Mi togli al dolce incanto, O l'error perdona almen! POLLIONE Ah! Vieni! ADALGISA Deh! Pietà! POLLIONE Ah! Deh! Vieni, ah, vieni, o cara! ADALGISA Ah! Mai! POLLIONE Crudel! E puoi lasciarmi? ADALGISA Ah! Per pietà, mi lascia! POLLIONE Così, così scordarmi! ADALGISA Ah! Per pietà, mi lascia! POLLIONE Adalgisa! ADALGISA Ah! Mi risparmi tua pietà Maggior cordoglio! POLLIONE Adalgisa! E vuoi lasciarmi? ADALGISA Io; Ah!; Ah; Non posso; Seguirti voglio; POLLIONE Qui, domani all'ora istessa, Verrai tu? ADALGISA Ne fo promessa. POLLIONE Giura. ADALGISA Giuro. POLLIONE Oh! Mio contento! Ti rammenta ADALGISA Ah! Mi rammento. Al mio Dio sarò spergiura, Ma fedel a te sarò! POLLIONE L'amor tuo mi rassicura, E il tuo Dio sfidar saprò! ADALGISA Sì, fedel a te sarò (Partono.) Scena Seconda (Abitazione di Norma. Norma, Clotilde e due piccoli fanciulli.) NORMA Vanne, e li cela entrambi. Oltre l'usato Io tremo d'abbracciarli. CLOTILDE E qual ti turba strano timor, Che i figli tuoi rigetti? NORMA Non so. Diversi affetti Strazian quest'alma. Amo in un punto ed odio i figli miei! Soffro in vederli, E soffro s'io non li veggo. Non provato mai Sento un diletto Ed un dolore insieme d'esser lor madre. CLOTILDE E madre sei? NORMA Nol fossi! CLOTILDE Qual rio contrasto! NORMA Immaginar non puossi, o mia Clotilde! Richiamato al Tebro è Pollione. CLOTILDE E teco ei parte? NORMA Ei tace il suo pensiero. Oh! S'ei fuggir tentasse, e qui lasciarmi? Se obbliar potesse Questi suoi figli! CLOTILDE E il credi tu? NORMA Non l'oso. È troppo tormentoso, Troppo orrendo è un tal dubbio. Alcun s'avanza. Va. Li cela. (Clotilde parte coi fanciulli. Norma li abbraccia. Entra Adalgisa.) Adalgisa! ADALGISA (da lontano, fra sè) Alma, costanza! NORMA T'inoltra, o giovinetta, t'inoltra. E perchè tremi? Udii che grave a me segreto Palesar tu voglia. ADALGISA È ver... Ma, deh, ti spoglia Della celeste austerità Che splende negli occhi tuoi! Dammi coraggio, Ond'io senza alcun velo ti palesi il core! (Si prostra.) NORMA (la solleva) M'abbraccia, e parla. Che t'affligge? ADALGISA (dopo un momento di estazione) Amore. Non t'irritar! Lunga stagion pugnai per soffocarlo. Ogni mia forza ei vinse, Ogni rimorso. Ah! Tu non sai, pur dianzi Qual giuramento io fea! Fuggir dal tempio, Tradir l'altare a cui son io legata, Abbandonar la patria NORMA Ahi! Sventurata! Del tuo primier mattino Già turbato è il sereno? E come, e quando Nacque tal fiamma in te? ADALGISA Da un solo sguardo, da un sol sospiro, Nella sacra selva, A piè dell'ara ov'io pregava il Dio. Tremai ; Sul labbro mio Si arrestò la preghiera. E, tutta assorta In quel leggiadro aspetto, Un altro cielo mirar credetti, Un altro cielo in lui. NORMA (Fra sè) Oh! Rimembranza! Io fui così rapita Al sol mirarlo in volto! ADALGISA Ma non m'ascolti tu? NORMA Segui. T'ascolto. ADALGISA Sola, furtiva, al tempio Io l'aspettai sovente, Ed ogni dì più fervida Crebbe la fiamma ardente. NORMA (Fra sè) Io stessa arsi così. ADALGISA Vieni, ei dicea, concedi Ch'io mi ti prostri ai piedi. NORMA (Fra sè) Oh, rimembranza! ADALGISA Lascia che l'aura io spiri NORMA (Fra sè) Io fui così sedotta! ADALGISA Dei dolci tuoi sospiri, Del tuo bel crin le anella Dammi, dammi poter baciar. NORMA (Fra sè) Oh, cari accenti! Così li profferia, Così trovava del mio cor la via! ADALGISA Dolci qual arpa armonica M'eran le sue parole, Negli occhi suoi sorridere Vedea più bello un sole. NORMA (Fra sè) L'incanto suo fu il mio! ADALGISA Io fui perduta e il sono! NORMA (A Adalgisa) Ah! Tergi il pianto! ADALGISA D'uopo ho del tuo perdono! NORMA Avrò pietade! ADALGISA Deh! Tu mi reggi e guida! NORMA Ah! Tergi il pianto! ADALGISA Me rassicura, o sgrida, Salvami da me stessa, Salvami, salvami dal mio cor NORMA Ah! Tergi il pianto! Te non lega eterno nodo all'ara. ADALGISA Ah! Ripeti, o ciel, Ripeti si lusinghieri accenti! NORMA Ah! sì! Ah! Ah! Sì, fa core e abbracciami. Perdono e ti compiango. Dai voti tuoi ti libero, I tuoi legami io frango. Al caro oggetto unita Vivrai felice ancor. ADALGISA Ripeti, o ciel, ripetimi si lusinghieri accenti; Per te, per te, s'acquetano I lunghi miei tormenti. Tu rendi a me la vita, Se non è colpa amor. NORMA Vivrai felice ancor, ecc. Ma di': l'amato giovane Quale fra noi si noma? ADALGISA Culla non ebbe in Gallia: Roma gli è patria. NORMA Roma? Ed è? Prosegui (Entra Pollione) ADALGISA Il mira. NORMA Ei! Pollion! ADALGISA Qual ira! NORMA Costui, costui dicesti? Ben io compresi? ADALGISA Ah! Sì. POLLIONE (inoltrandosi ad Adalgisa) Misera te! Che festi? ADALGISA (smarrita) Io? NORMA (a Pollione) Tremi tu? E per chi? E per chi tu tremi? (Alcuni momenti di silenzio. Pollione è confuso, Adalgisa tremante e Norma fremente.) Oh, non tremare, o perfido, Ah, non tremar per lei! Essa non è colpevole, Il malfattor tu sei! Trema per te, fellon, Pei figli tuoi, Trema per me, fellon! ADALGISA (tremante) Che ascolto? (A Norma) Ah! Deh parla! (A Pollione) Taci? T'arretri! Ohimè! (Si copre il volto colle mani; Norma l'afferra per un braccio, e la costringe a mirar Pollione.) NORMA (Ad Adalgisa) Oh! Di qual sei tu vittima Crudo e funesto inganno! Pria che costui conoscere T'era il morir men danno! Fonte d'eterne lagrime Egli a te pur dischiuse Come il mio cor deluse, L'empio il tuo core tradì! ADALGISA Oh, qual traspasare orribile dal tuo parlar mistero! NORMA Oh! Di qual sei tu vittima, ecc. ADALGISA Trema il mio cor di chiedere, Trema d'udire il vero! Tutta comprendo, o misera, Tutta la mia sventura, Essa non ha misura, S'ei m'ingannò così! NORMA Fonte d'eterno lagrime ecc. POLLIONE Norma! De' tuoi rimproveri Segno non farmi adesso! NORMA Pria che costui conoscere, ecc. Empio e tant'osi! ADALGISA Oh, qual mistero orribile, ecc. POLLIONE Deh! A quest'afflitta vergine Sia respirar concesso! Copra a quell'alma ingenua, Copra nostr'onte un velo; Giudichi solo il cielo Quali più di noi fallì! NORMA Fonte, ah! Fonte d'eterne lagrime, ecc. ADALGISA Tutta, ah! tutta comprendo, o misera, ecc POLLIONE Deh! A quest'afflitta, deh! fa che respiri; sa il ciel, ah! Chi di noi falli, ecc. NORMA (A Pollione) Perfido! POLLIONE (per allontanarsi) Or basti. NORMA Fermati! POLLIONE (afferra Adalgisa) Vieni. ADALGISA (dividendosi da lui) Mi lascia, scostati! Sposo sei tu infedele! POLLIONE Qual io mi fossi obblio. ADALGISA Mi lascia, scostati! POLLIONE (con tutto il fuoco) L'amante tuo son io! ADALGISA Va, traditor! POLLIONE È mio destino amarti, Destino costei lasciar! NORMA (reprimendo il furore) Ebben! lo compi, Lo compi e parti! (ad Adalgisa) Seguilo. ADALGISA (supplichevole) Ah! No, giammai, ah, no. Ah, pria spirar! NORMA (fissando Pollione) Vanne, sì, mi lascia, indegno, Figli obblia, promesse, onore! Maledetto dal mio sdegno Non godrai d'un empio amore! Vanne, sì, mi lascia, ecc. ADALGISA E POLLIONE Ah! NORMA Te sull'onde e te sui venti Seguiranno mie furie ardenti! Mia vendetta e notte e giorno Ruggirà intorno a te! POLLIONE (disperatamente) Fremi pure, e angoscia eterna Pur m'imprechi il tuo furore! Quest'amor che mi governa È di te, di me maggiore! Fremi pure, e angoscia eterna, ecc. ADALGISA (supplichevole a Norma) Ah! Non fia ch'io costi Al tuo core si rio dolore! Ah, sian frapposti e mari e monti Fra me sempre e il traditore. Ah! NORMA Maledetto dal mio sdegno Non godrai d'un empio amore! ADALGISA Soffocar saprò i lamenti, Divorare i miei tormenti; Morirò perchè ritorno Faccia il crudo ai figli, a te! ecc. POLLIONE Dio non v'ha che mali inventi De' miei mali, ah, più cocenti! Maledetto io fui quel giorno Che il destin m'offerse a te. Maledetto io fui per te! (Squillano i sacri bronzi del tempio. Norma è chiamata ai riti.) CORO (di dentro) Norma, Norma all'ara! In tuon feroce D'Irminsul tuonò la voce, Norma, Norma al sacro altar! NORMA Ah! Suon di morte! Ah, va, per te qui pronta ell'è! ADALGISA Ah! Suon di morte s'intima a te, Va, per te qui pronta ell'è, ecc. POLLIONE Ah! Qual suon! Sì, la sprezzo, sì, ma prima Mi cadrà il tuo Nume al piè, ecc. (Norma respinge d'un braccio Pollione, e gli accenna di uscire. Pollione si allontana furente.)
ACTO I
Escena Primera (Bosque sagrado de los druidas, presidido por la encina de Irminsul. Al pie de ésta se halla la roca druídica, que sirve de altar. Al fondo colinas boscosas. Es de noche. A lo lejos unas hogueras crepitan en el bosque. Al son de una marcha religiosa poco a poco aparecen escuadras de guerreros galos y una procesión de druidas, encabezados por su jefe, Oroveso, sumo sacerdote) OROVESO Id, druidas, a las colinas id y espiad en los cielos cuando la luna nueva desvele su argénteo disco; y la primera sonrisa de su rostro virginal por tres veces anunciará el místico escudo sacerdotal. DRUIDAS ¿Vendrá Norma a segar el muérdago sagrado? OROVESO Sí, Norma, sí, vendrá, DRUIDAS Vendrá, vendrá. OROVESO Sí, sí. DRUIDAS Con tu aura profética, oh dios terrible, inspírala; infúndele, oh Irminsul, ira y odio contra los romanos, sentimientos que acaben con esta paz, para nosotros mortal. OROVESO Terribles palabras en las ancestrales encinas pronunciará, y las Galias libertará del águila enemiga; con el sonido de su escudo, cual fragor de trueno, OROVESO Y DRUIDAS En la ciudad de los césares, con tremenda fuerza retumbará, etc. DRUIDAS ...con el sonido de su escudo, etc. OROVESO ...cual fragor, etc. (Todos comienzan a internarse en las profundidades del bosque.) OROVESO Y DRUIDAS (desde dentro, alejándose) ¡Apresúrate, oh luna, a surgir! Norma vendrá al altar. ¡Apresúrate, oh luna! (Entran Pollione y Flavio, sigilosamente envueltos en sus togas.) POLLIONE Aléjanse las voces, libre queda el camino del horrible bosque. FLAVIO En ese bosque está la muerte; Norma te lo dijo. POLLIONE Pronuncias un nombre que me hiela el corazón. FLAVIO Pero ¿qué dices? ¡Es tu amante! ¡La madre de tus hijos! POLLIONE No puedes hacerme ningún reproche que yo no merezca; pero en mi corazón se ha extinguido la llama primera, un dios cruel lo ha querido así, un dios enemigo de mi reposo; a mis pies veo abrirse el abismo, en el que yo mismo me precipito. FLAVIO ¿Acaso amas a otra? POLLIONE Habla más bajo. A otra, sí. A Adalgisa. Has de verla. Flor de inocencia, como una sonrisa de candor y de amor. Ministra en el templo de ese dios sanguinario, parece allí rayo de estrella sobre un cielo tormentoso. FLAVIO ¡Infeliz! ¿Y eres amado en la misma medida? POLLIONE Esa confianza albergo. FLAVIO ¿No temes la ira de Norma? POLLIONE Atroz, horrenda así me la representa mi hondo remordimiento. Un sueño... FLAVIO ¡Ah! Cuéntamelo. POLLIONE ¡Al recordarlo me estremezco! Junto al altar de Venus estaba Adalgisa, en Roma, ceñida por blancos velos, cubiertos de flor sus cabellos; oía los cánticos de Himeneo, veía el humear del incienso; estaban mis sentidos arrebatados de voluptuosidad y de amor. De pronto, entre nosotros una sombra terrible se interpuso; el amplio manto druídico cual vapor la envolvía. Un relámpago cayó sobre el altar y tras un velo quedó oculto el día; mudo y sepulcral horror extendíase por doquier. A la virgen adorada ya no la hallé junto a mí, a lo lejos escuché un gemido, entremezclado con el llanto de mis hijos, y una voz terrible atronó en el templo: "Así castiga Norma al amante traidor." (Se escuchan, fuera de escena, fanfarrias y la llamada del escudo sagrado de Irminsul.) FLAVIO ¿Oyes? A cumplir sus ritos viene Norma al templo. DRUIDAS (a lo lejos) Ya brilla la luna, druidas; apartaos, profanos, de estos lugares FLAVIO Ven POLLIONE Déjame. FLAVIO escúchame. POLLIONE ¡Bárbaros! FLAVIO Huyamos. POLLIONE Yo os haré frente. FLAVIO Ven, huyamos; alguien podría sorprenderte. POLLIONE Los bárbaros traman una conjura, ¡pero yo les haré frente! FLAVIO ¡Ah! Ven, huyamos; alguien podría sorprenderte. DRUIDAS (a lo lejos) Apartaos, profanos, de estos lugares. POLLIONE Me protege, me defiende un poder mayor que el suyo; es el pensamiento de aquella a la que adoro, es el amor que me ha inflamado. De ese dios que me disputa a esta virgen celestial, incendiaré los bosques, derribaré su impío altar. FLAVIO ¡Ven! ¡Ven! DRUIDAS (siempre a lo lejos) ¡Ya brilla la luna, druidas! Apartaos, profanos, de estos lugares. POLLIONE ¡Los bárbaros traman una conjura! FLAVIO ¡Alguien podría sorprenderte! ¡Ven, huyamos! POLLIONE ¡Pero yo les haré frente! Me protege, me defiende, etc. (Pollione y Flavio salen precipitadamente. Desde el fondo entran los druidas, sacerdotes, guerreros, bardos y en medio de todos, Oroveso) CORO Norma viene; ciñe sus cabellos la sagrada verbena de los misterios; en su mano, cual luna creciente, la hoz de oro difunde su resplandor. Ella viene, y la estrella de Roma, temerosa, se oculta tras un velo. Irminsul surca los campos del cielo, cual cometa precursor de horrores, etc. (En medio de sus sacerdotes avanza Norma el pelo suelto sobre los hombros, en la frente una corona de verbena y en la mano una hoz de oro. Se coloca sobre el altar, y eleva los ojos hacia el cielo como inspirada. Todos callan) . NORMA Voces sediciosas, voces de guerra, ¿quién osa alzarlas ante el altar del dios? ¿Acaso hay quienes presumen dictar sus respuestas a Norma, la vidente, y acelerar el arcano destino de Roma? Éste no depende de poder humano. OROVESO ¿Y hasta cuándo nos mantendrás oprimidos? ¿Acaso los bosques de la patria y nuestros ancestrales templos no han sido ya bastante contaminados por el águila romana? La espada de Breno no puede por más tiempo permanecer ociosa. HOMBRES ¡Sea de una vez blandida! NORMA Y rota en pedazos caerá. Sí, rota, si alguno de vosotros antes de tiempo pretende desenvainarla. Para nuestra venganza aún no ha llegado el día. Frente a las hachas de los sicambros son más fuertes todavía las jabalinas de los romanos. OROVESO Y HOMBRES ¿Y qué te anuncia el dios? Habla: ¿cuáles son los augurios? NORMA En los arcanos libros del cielo, esto leo: en las páginas de la muerte escrito está el nombre de la soberbia Roma. Algún día perecerá mas no por vuestra mano. Perecerá por sus vicios, consumida por ellos perecerá. Aguardad esa hora, la hora fatal en que sea cumplido el gran decreto. A la paz os conmino y siego el muérdago sagrado. (Ella siega el muérdago; las sacerdotisas lo recogen en unos canastos de mimbre. Norma avanza y extiende el brazo hacia el cielo; la luna reluce con todo su esplendor; todos se postran) Casta diosa, que con tu esplendor de plata iluminas estos antiguos y sagrados bosques, vuelve hacia nosotros tu hermoso semblante sin nube y sin velo. OROVESO Y CORO Casta diosa, que con tu esplendor de plata iluminas estos antiguos y sagrados bosques, vuelve hacia nosotros tu hermoso semblante sin nube y sin velo. NORMA Templa, oh diosa, templa estos ardientes corazones, templa su celo audaz, y la paz que en el cielo haces reinar derrama sobre la tierra. OROVESO Y CORO. Diosa, la paz que en el cielo haces reinar derrama sobre la tierra. NORMA Terminado el rito, que el bosque sagrado quede libre de profanos. Cuando el numen airado y tenebroso exija la sangre romana, desde el templo druídico tronará mi voz. OROVESO Y CORO Truene; y que nadie de ese pueblo impío escape al justo castigo; y que el primero en sucumbir bajo nuestros golpes sea el procónsul. NORMA Sucumbirá. Puedo asegurarlo. (para sí) Pero mi corazón no sabe castigarlo. ¡Ah! vuelve a mí, tan bello como en tu primer y fiel amor, y contra el mundo entero tu defensa seré. ¡Ah! vuelve a mí, tan bello con tu serena mirada, y en tu pecho vida, patria y cielo hallaré, sí. OROVESO Y CORO Mucho te demoras, sí, oh día de la venganza; pero ya te apremia el dios airado que a Roma condenó. NORMA ¡Ah! retorna a mí, etc. OROVESO Y CORO Pero ya te apremia el dios airado, que a Roma condenó. NORMA (Para sí) ¡Ah! regresa, como eras entonces, cuando te entregué mi corazón, etc. ah retorna a mí. OROVESO Y CORO ¡Oh. día, ya te apremia el dios que a Roma condenó! (Norma sale y todos la siguen en orden. Entra Adalgisa) ADALGISA Ha quedado desierto el bosque sagrado; se ha cumplido el rito. Sin ser vista puedo al fin suspirar, aquí, donde por primera vez encontré a aquel fatal romano que me ha vuelto rebelde al templo y al dios. ¡Si fuera ésta la última vez ¡Vana esperanza! Una fuerza irresistible me empuja a venir, con aquel rostro amado se regala mi corazón y la brisa repite para mí el eco de su voz querida. (Corre a postrarse ante el altar de Irminsul) ¡Protégeme, oh dios! Estoy perdida, sí, perdida, dios, ten piedad, estoy perdida. (Pollione entra con Flavio) POLLIONE (A Flavio) Allí está. Vete, déjame, ya no atiendo a razones. (Flavio se va) ADALGISA (viendo a Pollione) ¡Oh! ¡Tú aquí! POLLIONE ¿Qué veo? ¿Llorabas? ADALGISA Oraba. ¡Oh! Aléjate, deja que continúe mi plegaria. POLLIONE Oras a un dios atroz, cruel, opuesto a tus deseos y a los míos. ¡Oh, amor mío!, el dios al que debes invocar es el amor ADALGISA (apartándose de él) ¡El amor! ¡Ay! ¡Calla! No quiero oírte. POLLIONE ¿Huyes de mí? ¿Y adónde irás sin que te siga? ADALGISA Al templo, a los altares sagrados que juré desposar. POLLIONE ¿Los altares? ¿Y nuestro amor? ADALGISA Lo he olvidado. POLLIONE Vete, cruel, y al dios despiadado ofrécele en sacrificio mi propia sangre; que sea vertida, ay, toda mi sangre, pero ¡no puedo abandonarte, no, no puedo! Al dios sólo fuiste prometida, pero tu corazón se me entregó por completo. ¡Ah! no sabes cuánto me costaría renunciar a ti. ¡Ah! no sabes, etc. ADALGISA Tampoco tú sabes, ¡ay! qué dolor tan inmenso me cuesta. Hacia el altar que he ultrajado me dirigía inocente y feliz, sí, me dirigía inocente. El pensamiento volaba al cielo y en él distinguía a mi dios. Ahora, por perjura y rea, un velo oculta ese cielo y ese dios. POLLIONE Un cielo más puro y unos dioses mejores te ofrezco en Roma, adonde marcho. ADALGISA (impresionada) ¿Te marchas? POLLIONE Con el nuevo día. ADALGISA Te vas... ¿y yo? POLLIONE Vienes conmigo. Más sagrado que tus ritos es el amor. Entrégate al amor, ah, entrégate a mí. ADALGISA (más impresionada) ¡Ah! no lo digas, ¡ah! no lo digas. POLLIONE Lo diré, sí, lo diré, hasta que escuches mis palabras. ADALGISA ¡Ay! ¡Déjame! POLLIONE ¡Ah! ¡Cede! ¡Entrégate a mí! ADALGISA ¡Ah! no puedo. ¡Oh, justo cielo, protégeme! POLLIONE ¡Así pues, podrías abandonarme! ¡Abandonarme así! ¡Adalgisa! ¡Adalgisa! (Con ternura) Ven a Roma, ah, ven, mi amor, adonde reinan amor, alegría y vida; embriaguemos nuestras almas con la felicidad que allí nos aguarda. ¿No oyes en tu corazón una voz que promete dicha eterna? ¡Ah! confía en sus dulces acentos, y como esposo, estréchame sobre tu seno. ADALGISA (Para sí) ¡Cielo santo! Así le oigo hablar siempre en todas partes, incluso en el templo. Esos ojos, esa mirada, hasta en el altar se me representan. Triunfa sobre mi llanto, sobre mi dolor alcanza la victoria. Libradme de tan dulce encanto, o al menos perdonad mi falta. POLLIONE ¡Ah! ¡Ven! ADALGISA ¡Ay! ¡Piedad! POLLIONE ¡Ah! ¡Ven! ¡Amor mío! ¡Ven! ADALGISA ¡Ah! ¡Nunca! POLLIONE ¡Cruel! ¿Y puedes dejarme? ADALGISA ¡Ah! ¡Por piedad, déjame! POLLIONE ¡Así podrías olvidarme! ADALGISA ¡Ah! ¡Por piedad, déjame! POLLIONE ¡Adalgisa! ADALGISA ¡Ah! ¡Que tu piedad me evite un dolor todavía mayor! POLLIONE ¡Adalgisa! ¿Y quieres dejarme? ADALGISA Yo... ¡ah! ¡Ah!, no puedo. Quiero seguirte. POLLIONE Aquí, mañana, a la misma hora, ¿vendrás? ADALGISA Lo prometo. POLLIONE Júralo. ADALGISA Lo juro. POLLIONE ¡Oh! ¡Qué felicidad! Recuérdalo. ADALGISA ¡Ah! Lo recordaré. A mi dios seré perjura, pero te seré fiel. POLLIONE Tu amor me infunde valor, y sabré desafiar a tu dios. ADALGISA Sí, te seré fiel. (Salen) Escena Segunda (Morada de Norma en el bosque. Junto a Norma se encuentran Clotilde y dos niños) NORMA Ve, ocúltalos a mi vista. Más que nunca, me estremezco al abrazarlos. CLOTILDE ¿Qué extraño temor te embarga, que rechazas así a tus hijos? NORMA No sé. Sentimientos encontrados atormentan mi espíritu. ¡Amo y al tiempo odio a mis hijos! Sufro al verlos y sufro si no los veo. Siento una alegría desconocida y al mismo tiempo dolor de ser su madre. CLOTILDE ¿Y tú eres madre? NORMA ¡Ojalá no lo fuera! CLOTILDE ¡Qué cruel contradicción! NORMA No puedes imaginártela. ¡Oh, Clotilde! Pollione ha sido llamado a Roma. CLOTILDE ¿Y te llevará consigo? NORMA Él oculta sus sentimientos. ¡Ay! ¿Y si intentara huir abandonándome aquí? ¡Si llegara a olvidar a sus hijos! CLOTILDE ¿Eso piensas? NORMA No me atrevo. Esa duda es demasiado atroz, demasiado horrible. Alguien viene. Ve, escóndelos. (Clotilde se lleva a los niños Norma los abraza. Entra Adalgisa.) ¡Adalgisa! ADALGISA (A lo lejos, para sí) ¡Valor, corazón mío! NORMA Entra, muchacha, entra. ¿Por qué tiemblas? He sabido que deseabas revelarme un gran secreto. ADALGISA Es cierto. Pero ¡ay! despójate de esa austeridad celestial que brilla en tus ojos. Dame coraje, para que sin ningún recelo te abra mi corazón. (Se inclina) NORMA (la levanta) Ven a mis brazos y habla. ¿Qué es lo que te aflige? ADALGISA (después de un momento de indecisión) El amor. No te irrites. Luché mucho tiempo por sofocarlo. Pero venció sobre mi fuerza y mis remordimientos. ¡Ah! ¡Si supieras el juramento que acabo de hacer! Huir del templo, traicionar el altar al que me hallo unida, abandonar la patria. NORMA ¡Ay! ¡Desventurada! ¿Se ha turbado ya la serenidad en la aurora de tu vida? ¿Cómo y cuando nació esa llama en ti? ADALGISA De una sola mirada, de un solo suspiro, en el bosque sagrado, al pie del altar en el que yo oraba al dios. Temblé, sobre mis labios murió mi plegaria; y completamente absorta ante aquella hermosa aparición, creí mirar otro cielo, ¡sí, otro cielo en él! NORMA (Para sí) ¡Oh, remembranza! Así quedé yo extasiada al contemplar su rostro. ADALGISA ¿No me escuchas? NORMA Prosigue. Te escucho. ADALGISA Sola, a escondidas, en el templo lo aguardaba con frecuencia; cada día más abrasadora ardía en mí la llama. NORMA (Para sí) Con esa misma llama ardía yo. ADALGISA Ven, me decía, permite que a tus pies me postre NORMA (Para sí) ¡Oh, remembranza! ADALGISA Deja que tu aliento respire NORMA (para sí) ¡Así fui yo seducida! ADALGISA Tus dulces suspiros, que besar pueda yo los rizos de tus hermosos cabellos. NORMA (para sí) ¡Oh! ¡Qué acentos tan dulces! Eso mismo me susurró, ¡así encontró el camino de mi corazón! ADALGISA Dulces cual arpa armoniosa eran para mí sus palabras; en sus ojos veía sonreírme el más hermoso de los soles. NORMA (para sí) Su hechizo también fue el mío. ADALGISA Así me perdí y aún lo estoy NORMA (A Adalgisa) ¡Ah! Enjuga tu llanto. ADALGISA Necesito tu perdón. NORMA Yo tendré piedad. ADALGISA ¡Ay! Ayúdame, guíame NORMA ¡Ay! Enjuga tu llanto. ADALGISA Devuélveme la paz o castígame, pero sálvame de mí misma, sálvame de mi corazón. NORMA ¡Ah! Enjuga tu llanto; no es eterno el nudo que te ata al altar. ADALGISA ¡Ah! ¡Repite, cielo santo, repite tan lisonjeras palabras! NORMA ¡Ah! ¡Sí! ¡Ah! ¡Ah! ¡Sí! Cobra ánimos y abrázame. Te perdono y te compadezco. De tus votos te libro, quebranto tus vínculos. Unida a tu amor vivirás, por fin, feliz. ADALGISA Repite, cielo santo, repite tan lisonjeras palabras; gracias a ti se apaciguan mis largos tormentos. Me devuelves la vida, si no es pecado el amor. NORMA Ah, sí, vivirás por fin feliz, etc. Mas, dime, ese joven al que amas ¿quién es de entre los nuestros? ADALGISA Cuna no tuvo en la Galia; Roma es su patria. NORMA ¡Roma! ¿Y es... ? Prosigue. (Entra Pollione) ADALGISA Míralo. NORMA ¡Él! ¡Pollione! ADALGISA ¿Por qué esa ira? NORMA ¿Ése, ése has dicho? ¿He comprendido bien? ADALGISA Ah, sí. POLLIONE (dirigiéndose a Adalgisa) ¡Desgraciada! ¡Qué has hecho! ADALGISA (turbada) ¡Yo!... NORMA (a Pollione) ¿Tiemblas acaso? ¿Y por quién? ¿Por quién tiemblas? (Algunos momentos de silencio. Pollione está confuso, Adalgisa temblorosa y Norma estremeciéndose) Oh, no tiembles, pérfido, no, no tiembles por ella. Ella no es culpable, tú eres el malhechor. Tiembla por ti, cobarde, por tus hijos, ¡tiembla por mí, cobarde, ay, por mí! ADALGISA (temblorosa) ¡Qué oigo! (A Norma) ¡Ah! Habla. (a Pollione) ¡Callas! ¡Te apartas! ¡Ay de mí! (Se cubre el rostro con las manos; Norma la coge por el brazo y la obliga a mirar a Pollione) NORMA (a Adalgisa) ¡Oh! ¡De qué cruel y funesto engaño has sido víctima! Antes de conocerle morir habría sido para ti un daño menor. La fuente del llanto eterno ha hecho él brotar para ti; tal y como engañó a mi corazón, el malvado también ha traicionado el tuyo. ADALGISA ¡Oh, qué horrible misterio descubren tus palabras! NORMA ¡Oh! ¡De qué cruel y funesto etc. ADALGISA ¡Mi corazón teme preguntar, teme oír la verdad. Lo comprendo todo, ay desdichada de mí toda mi desventura, Mi desdicha no tendrá fin, si él me ha engañado. NORMA La fuente del llanto eterno etc. POLLIONE Norma, tus reproches tú lanzas contra mí. NORMA Antes de conocerle etc. Malvado, ¿a tanto te atreves? ADALGISA ¡Oh, qué horrible misterio!, etc. POLLIONE ¡Ay! A esta afligida virgen evitémosle esta escena. Ante un alma tan ingenua cubramos con un velo nuestra vergüenza Que sólo el cielo juzgue cuál de nosotros es más culpable. NORMA Fuente, ¡Ah! fuente de llanto eterno etc. ADALGISA Lo comprendo todo, ay desdichada de mí, etc. POLLIONE ¡Ay! A esta afligida virgen ¡ay! Dejémosla respirar; Que sea el cielo, ¡ah! Quien nos juzgue, etc. NORMA (a Pollione) ¡Pérfido! POLLIONE (disponiéndose a marchar) ¡Basta ya! NORMA Deténte. POLLIONE (cogiendo a Adalgisa) Ven conmigo. ADALGISA (soltándose de él) Déjame, vete; ¡eres un esposo infiel! POLLIONE Si lo he sido, lo he olvidado. ADALGISA ¡Déjame, vete! POLLIONE (muy fogoso) Soy tu amante. ADALGISA ¡Vete, traidor! POLLIONE Mi destino es amarte, mi destino es abandonarla. NORMA (reprimiendo la furia) Pues bien, cúmplelo cúmplelo y vete. (a Adalgisa) Acompáñale. ADALGISA (suplicándole) ¡Ah no! Jamás, ah, no, ¡ah, prefiero morir! NORMA (Mirando fijamente a Pollione) Vete, sí, abandóname, indigno; abandona a tus hijos, tus promesas, tu honor. Maldito por mi ira no gozarás de un amor impío. Vete, sí, abandóname, etc. ADALGISA Y POLLIONE ¡Ah! NORMA Mis furias abrasadoras te seguirán por encima de las olas y los vientos; día y noche mi venganza tronará a tu alrededor. POLLIONE (con desesperación) ¡Brama cuanto quieras, y que tu furor conjure contra mí la angustia eterna! Este amor que me gobierna, es más fuerte que tú y que yo. Brama cuanto quieras, y que tu furor, etc. ADALGISA (suplicante, a Norma) ¡Ah! No permitas que yo cause a tu corazón un dolor tan cruel. ¡Ah! Interpónganse mares y montañas entre el traidor y yo para toda la eternidad. ¡Ah! NORMA Maldito por mi ira no gozarás de un amor impío, etc. ADALGISA Sabré sofocar mi dolor, y devorar mi tormento. Moriré, para que este ser cruel vuelva junto a sus hijos, junto a ti. Etc. POLLIONE Ningún dios podría inventar un suplicio más cruel que el mío. Fui maldito el día en que e! destino te ofreció a mi vista. Maldito fui por ti. (Se oye el sonido del escudo druídico, que convoca a Norma para el rito en el templo.) CORO (desde dentro) Norma, Norma, ¡Al altar! ¡Suena feroz la voz de Irminsul! Norma, Norma ¡Al altar sagrado! NORMA ¡Ah! ¡La llamada de la muerte! ¡Ah va. Ella está cerca de ti aquí, etc. ADALGISA ¡Ah! La llamada de la muerte suena para ti, Va. Ella está cerca de ti aquí, etc. POLLIONE ¡Ah! ¡Qué sonido! Sí, la desprecio, sí, pero primero caerá tu dios a mis pies, etc. (Norma empuja de un brazo a Pollione, y le hace señas para que salga. Pollione se aleja furioso)
ATTO II
Scena Prima (Interno dell'abitazione di Norma. Da una parte un letto romano coperto di pelle d'orso. I figli di Norma sono addormentati. Comparisce Norma con una lampa e un pugnale alla mano. Siede, e posa la lampa sopra una tavola. È pallida, contraffatta.) NORMA Dormono entrambi, Non vedran la mano Che li percuote. Non pentirti, o core; Viver non ponno. Qui supplizio, E in Roma obbrobrio avrian, Peggior supplizio assai; Schiavi d'una matrigna. Ah! No! Giammai! (Sorge risoluta.) Muoiano, sì. (Fa un passo e si ferma) Non posso avvicinarmi. Un gel mi prende E in fronte mi si solleva il crin. I figli uccido! Teneri figli. Essi, pur dianzi delizia mia, Essi nel cui sorriso Il perdono del ciel mirar credei Ed io li svenerò? Di che son rei? (risoluta) Di Pollione son figli Ecco il delitto. Essi per me son morti! Muoian per lui. E non sia pena che la sua somigli. Feriam. (S'incammina verso il letto; alza il pugnale) Ah! No! Son miei figli! (dà un grido inorridita al grido i fanciulli si svegliano. Li abbraccia piangendo amaramente) Miei figli! Olà! Clotilde! (Entra Clotilde) Vola. Adalgisa a me guida. CLOTILDE Ella qui presso solitaria si aggira. E prega e plora. NORMA Va. (Clotilde parte) Si emendi il mio fallo, E poi, si mora. ADALGISA (entrando, con timore) Mi chiami, o Norma? (sbigottita) Qual ti copre il volto tristo pallor? NORMA Pallor di morte. Io tutta l'onta mia ti rivelo. Una preghiera sola, odi, e l'adempi, Si pietà pur merta Il presente mio duol, E il duol futuro. ADALGISA Tutto, tutto io prometto. NORMA Il giura. ADALGISA Il giuro. NORMA Odi, purgar quest'aura contaminata dalla mia presenza ho risoluto, nè trar meco io posso questi infelici. A te li affido. ADALGISA Oh ciel! A me li affidi? NORMA Nel romano campo guidali a lui, Che nominar non oso. ADALGISA Oh! Che mai chiedi? NORMA Sposo ti sia men crudo; Io gli perdono e moro. ADALGISA Sposo? Ah, mai! NORMA Pei figli suoi t'imploro. Deh! Con te, li prendi, Li sostieni, li difendi Non ti chiedo onori e fasci, A' tuoi figli ei fian serbati. Prego sol che i miei non lasci Schiavi, abbietti, abbandonati. Basti a te che disprezzata, Che tradita io fui per te. Adalgisa, deh! ti muova Tanto strazio del mio cor. ADALGISA Norma, ah! Norma, ancora amata, Madre ancora sarai per me. Tienti i figli. Ah! Non, ah non fia mai Ch'io mi tolga a queste arene! NORMA Tu giurasti... ADALGISA Sì, giurai. Ma il tuo bene, il sol tuo bene. Vado al campo ed all'ingrato Tutti io reco i tuoi lamenti. La pietà che m'hai destato Parlerà sublimi accenti. Spera, ah, spera, amor, natura Ridestar in lui vedrai. Del suo cor son io secura, Norma ancor vi regnerà! Norma, spera nel suo core. Norma ancor vi regnerà. NORMA Ch'io lo preghi? Ah, no! Giammai! Ah! No! ADALGISA Norma, ti piega. NORMA No, più non t'odo. Parti. Va. ADALGISA Ah, no! Giammai! Ah! No! Mira, o Norma, a' tuoi ginocchi Questi cari tuoi pargoletti! Ah! Pietade di lor ti tocchi, Se non hai di te pietà! NORMA Ah! Perchè, perchè la mia costanza Vuoi scemar con molli affetti? Più lusinghe, ah, più speranza Presso a morte un cor non ha! ADALGISA Mira questi cari pargoletti, Questi cari, ah, li vedi, ah! Mira, o Norma, a' tuoi ginocchi, ecc NORMA Ah! Perché, ah! Perché la vuoi scemar, ah! Perché? Ah! Ah! Perchè, perchè la mia costanza, ecc ADALGISA Cedi! Deh, cedi! NORMA Ah! Lasciami! Ei t'ama. ADALGISA Ei già sen pente. NORMA E tu? ADALGISA L'amai. Quest'anima Sol l'amistade or sente. NORMA O giovinetta! E vuoi? ADALGISA Renderti i dritti tuoi, O teco al cielo agli uomini Giuro celarmi ognor. NORMA Sì. Hai vinto. Abbracciami. Trovo un'amica amor. NORMA ED ADALGISA Sì, fino all'ore estreme Compagna tua m'avrai. Per ricovrarci insieme Ampia è la terra assai. Teco del fato all'onte Ferma opporrò la fronte, Finchè il tuo core a battere Io senta sul mio cor, ecc. Ah! sì. Fino all'ore estreme, ecc. (Partono.) Scena Seconda (Luogo solitario presso il bosco dei Druidi cinto da burroni e da caverne. In fondo un lago attraversato da un ponte di pietra.) CORO DEI GUERRIERI Non partì! Finora è al campo! Tutto il dice: i feri carmi, Il fragor, dell'armi il suon, Il suon dell'armi, Dell'insegne il ventilar. Un breve inciampo Non ci turbi, non ci arresti Attendiam, attendiam. Un breve inciampo Non ci turbi, non ci arresti E in silenzio il cor s'appresti La grand'opra a consumar! E in silenzio, ecc. OROVESO (entrando) Guerrieri! A voi venirne Credea foriero d'avvenir migliore! Il generoso ardore, L'ira che in sen vi bolle Io credea secondar, Ma il Dio non volle. GUERRIERI Come? Le nostre selve L'aborrito Proconsole non lascia? Non riede al Tebro? OROVESO Ma più temuto il e fiero Latino condottiero A Pollione succede. GUERRIERI E Norma il sa? Di pace è consigliera ancor? OROVESO Invan di Norma la mente investigai. GUERRIERI E che far pensi? OROVESO Al fato piegar la fronte, Separarci, e nulla lasciar sospetto Del fallito intento. GUERRIERI E finger sempre? OROVESO Cruda legge! Il sento. (con feracità) Ah! Del Tebro al giogo indegno Fremo io pure, All'armi anelo! Ma nemico è sempre il cielo, Ma consiglio è simular. GUERRIERI Ah sì, fingiamo, se il finger giovi, Ma il furor in sen si covi. OROVESO Divoriam in cor lo sdegno, Tal che Roma estinto il creda. Di verrà, sì, che desto ei rieda Più tremendo a divampar. GUERRIERI Guai per Roma allor che il segno Dia dell'armi il sacro altar! Sì, ma fingiam, se il finger giovi, Ma il furore in sen si covi! Guai per Roma, allor che il segno Dia dell'armi il sacro altar! OROVESO Simuliamo, sì, Ma consiglio è il simular! Di verrà, che desto ei rieda Più tremendo a divampar! GUERRIERI GALLI Ma fingiamo è consiglio il simular, Sì, fingiamo! (Partono) Scena Terza (Tempio d'Irminsul. Da un lato, l'ara dei Druidi) NORMA Ei tornerà. Sì. Mia fidanza è posta in Adalgisa. Ei tornerà pentito, Supplichevole, amante. Oh! A tal pensiero Sparisce il nuvol nero Che mi premea la fronte, E il sol m'arride Come del primo amore ai dì, ai dì felici. (Entra Clotilde.) Clotilde! CLOTILDE O Norma! Uopo è d'ardir. NORMA Che dici? CLOTILDE Lassa! NORMA Favella. Favella. CLOTILDE Indarno parlò Adalgisa, e pianse. NORMA Ed io fidarmi di lei dovea? Di mano uscirmi, E bella del suo dolore, Presentarsi all'empio ella tramava. CLOTILDE Ella ritorna al tempio. Triste, dolente, Implora di profferir suoi voti. NORMA Ed egli? CLOTILDE Ed egli rapirla giura Anco all'altar del Nume. NORMA Troppo il fellon presume. Lo previen mia vendetta, E qui di sangue, sangue roman, Scorreran torrenti. (Clotilde parte. Norma corre all'altare e batte tre volte lo scudo d'Irminsul. Trombe di dentro) CORO (di dentro) Squilla il bronzo del Dio! (Accorrono da varie parti Oroveso, i Druidi, i Bardi e le Ministre. Norma si colloca sull'altare.) OROVESO E CORO Norma! Che fu? Percosso lo scudo d'Irminsul, Quali alla terra decreti intima? NORMA Guerra, strage, sterminio. OROVESO E CORO A noi pur dianzi pace S'imponea pel tuo labbro! NORMA Ed ira adesso, Stragi, furore e morti. Il cantico di guerra alzate, o forti. Guerra, guerra! Sangue, sangue! Vendetta! Strage, strage! OROVESO E CORO Guerra, guerra! Le galliche selve Quante han quercie producon guerrier: Qual sul gregge fameliche belve, Sui Romani van essi a cader! NORMA Sangue, sangue! Vendetta! Strage, strage! OROVESO E CORO Sangue, sangue! Le galliche scuri Fino al tronco bagnate ne son! Sovra il flutti dei Ligeri impuri Ei gorgoglia con funebre suon! NORMA Guerra, guerra! Sangue, sangue! Vendetta! OROVESO E CORO Strage, strage, sterminio, vendetta! Già comincia, si compie, s'affretta. Come biade da falci mietute Son di Roma le schiere cadute! NORMA Strage, strage! OROVESO E CORO Tronchi i vanni, recisi gli artigli. Abbattuta ecco l'aquila al suol! A mirare il trionfo de' figli Ecco il Dio sovra un raggio di sol! OROVESO Nè compi il rito, o Norma? Nè la vittima accenni? NORMA Ella fia pronta. Non mai 'altar tremendo Di vittime mancò. Ma qual tumulto? (Entra Clotilde, frettolosa) CLOTILDE Al nostro tempio insulto Fece un Romano. Nella sacra chiostra Delle vergini alunne egli fu colto! OROVESO E CORO Un Romano? NORMA (Fra sè) Che ascolto? Se mai foss'egli? OROVESO E CORO A noi vien tratto. (Pollione entra, condotto da due guerrieri.) NORMA (Fra sè) È desso! OROVESO E CORO È Pollion! NORMA (Fra sè) Son vendicata adesso. OROVESO Sacrilego nemico, e chi ti spinse A violar queste temute soglie. A sfidar l'ira d'Irminsul? POLLIONE Ferisci. Ma non interrogarmi. NORMA (svelandosi) Io ferir deggio. Scostatevi. POLLIONE Che veggio? Norma! NORMA Sì. Norma. OROVESO E CORO Il sacro ferro impugna, Vendica il Dio. NORMA (prende il pugnale dalle mani d'Oroveso) Sì. Feriam. (Si arresta.) OROVESO E CORO Tu tremi? NORMA (Fra sè) Ah! Non poss'io. OROVESO E CORO Che fia? Perchè t'arresti? NORMA (Fra sè) Poss'io sentir pietà? OROVESO E CORO Ferisci! NORMA Io deggio interrogarlo, Investigar qual sia l'insidiata O complice ministra Che il profano persuase a fallo estremo. Ite per poco. OROVESO E CORO (allontanandosi) Che far pensa? POLLIONE (Fra sè) Io fremo. (Oroveso e il coro si ritirano. Il tempio rimane sgombro.) NORMA In mia man alfin tu sei: Niun potria spezzar tuoi nodi. Io lo posso. POLLIONE Tu nol dei. NORMA Io lo voglio. POLLIONE E come? NORMA M'odi. Pel tuo Dio, pei figli tuoi, Giurar dei che d'ora in poi Adalgisa fuggirai, All'altar non la torrai, E la vita io ti perdono, E mai più ti rivedrò. Giura. POLLIONE No. Si vil non sono. NORMA Giura, giura! POLLIONE Ah! Pria morrò! NORMA Non sai tu che il mio furore Passa il tuo? POLLIONE Ch'ei piombi attendo. NORMA Non sai tu che ai figli in core Questo ferro? POLLIONE Oh Dio! Che intendo? NORMA Sì, sovr'essi alzai la punta. Vedi, vedi a che son giunta! Non ferii, ma tosto, adesso Consumar potrei l'eccesso. Un istante, e d'esser madre Mi poss'io dimenticar! POLLIONE Ah! Crudele, in sen del padre Il pugnal tu dei vibrar! A me il porgi. NORMA A te? POLLIONE Che spento cada io solo! NORMA Solo? Tutti! I Romani a cento a cento Fian mietuti, fian distrutti, E Adalgisa POLLIONE Ahimè! NORMA Infedele a suoi voti POLLIONE Ebben, crudele? NORMA Adalgisa fia punita, Nelle fiamme perirà, sì, perirà! POLLIONE Ah! Ti prendi la mia vita, Ma di lei, di lei pietà! NORMA Preghi alfine? Indegno! È tardi. Nel suo cor ti vo' ferire, Sì, nel suo cor ti vo' ferire! Già mi pasco ne' tuoi sguardi, Del tuo duol, del suo morire, Posso alfine, io posso farti Infelice al par di me! posso farti alfin, ecc. POLLIONE Ah! T'appaghi il mio terrore! Al tuo piè son io piangente! In me sfoga il tuo furore, Ma risparmia un'innocente! Basti, basti a vendicarti Ch'io mi sveni innanzi a te! NORMA Nel suo cor ti vo' ferire! POLLIONE Ah! T'appaghi il mio terrore! NORMA No, nel suo cor! POLLIONE No, crudel! NORMA Ti vo' ferire! POLLIONE In me sfoga il tuo furore, Ma risparmia un'innocente! NORMA Già mi pasco ne' tuoi sguardi, Del tuo duol, del suo morire; posso alfine, io posso farti infelice al par di me POLLIONE Ah! Crudele! NORMA posso farti alfin, posso farti infelice al par di me, ecc. POLLIONE Basti, basti il mio dolore Ch'io mi sveni innanzi a te! Basti, basti a vendicarti, ecc. Dammi quel ferro! NORMA Che osi? Scostati! POLLIONE Il ferro, il ferro! NORMA (gridando) Olà, ministri, sacerdoti, accorrete! (Tutti entrano in scena) All'ira vostra Nuova vittima io svelo. Una spergiura sacerdotessa I sacri voti infranse, Tradì la patria, E il Dio degli avi offese. OROVESO E CORO O delitto! O furor! La fa palese! NORMA Sì, preparate il rogo! POLLIONE (A Norma) Oh! Ancor ti prego, Norma, pietà! OROVESO E CORO La svela! NORMA Udite. (Fra sè) Io rea l'innocente accusar Del fallo mio? OROVESO E CORO Parla. Chi è dessa? POLLIONE (A Norma) Ah! Non lo dir! NORMA Son io. OROVESO E CORO Tu! Norma! NORMA Io stessa. Il rogo ergete. OROVESO E CORO (Fra loro) D'orrore io gelo! POLLIONE (Fra sè) Mi manca il cor! OROVESO E CORO Tu delinquente! POLLIONE Non le credete! NORMA Norma non mente. OROVESO Oh! Mio rossor! CORO Oh! Quale orror! NORMA (a Pollione) Qual cor tradisti, qual cor perdesti Quest'ora orrenda ti manifesti. Da me fuggire tentasti invano, Crudel Romano, tu sei con me. Un nume, un fato di te più forte Ci vuole uniti in vita e in morte. Sul rogo istesso che mi divora, Sotterra ancora sarò con te. POLLIONE (A Norma) Ah! Troppo tardi t'ho conosciuta! Sublime donna, io t'ho perduta! NORMA Qual cor tradisti, ecc. POLLIONE Col mio rimorso è amor rinato, Più disperato, furente egli è! Moriamo insieme, ah, sì, moriamo! NORMA Quest'ora orrenda... POLLIONE L'estremo accento sarà ch'io t'amo. Ma tu morendo, non m'abborrire, Pria di morire, perdona a me! OROVESO E CORO Oh! In te ritorna, ci rassicura! NORMA (ai Sacerdoti) Io son la rea. OROVESO E CORO Canuto padre te ne scongiura, POLLIONE (accostandosi a Norma) Non m'abborrire NORMA (A Pollione) Qual cor perdesti, OROVESO E CORO Di che deliri, di che tu menti, Che stolti accenti uscir da te POLLIONE Moriamo insieme! Ah, sì, moriam. NORMA quest'ora orrenda tel dica OROVESO E CORO Il Dio severo che qui t'intende POLLIONE Ah! Perdona! OROVESO E CORO Se stassi muto, se il tuon sospende, POLLIONE Ah! T'ho perduta NORMA Sì, e per sempre. OROVESO E CORO Indizio è questo, indizio espresso POLLIONE Sublime donna! NORMA Quest'ora orrenda tel dica POLLIONE Perdona, perdon. OROVESO E CORO Che tanto eccesso punir non de', Ah no, che il Dio punir non de' ecc. NORMA Crudel! per sempre, ah sì, crudel! POLLIONE Io t'ho perduta, sublime donna! Che feci, oh ciel! OROVESO E CORO Norma! Deh! Norma, scolpati! Taci? Ne ascolti appena? NORMA (vicino a Pollione che solo sente le sue parole) Cielo! E i miei figli? POLLIONE Ah! Miseri! Oh pena! NORMA (volgendosi a Pollione) I nostri figli? POLLIONE Oh pena! (Norma, come colpita da un'idea, s'incammina verso il padre. Pollione in tutta questa scena osserverà con agitazione i movimenti di Norma ed Oroveso.) OROVESO E CORO Norma sei rea? Parla! NORMA Sì, oltre umana idea. OROVESO E CORO Empia! NORMA (ad Oroveso) Tu m'odi. OROVESO Scostati. NORMA (a stento trascinandolo in disparte) Deh! Deh! M'odi! OROVESO Oh, mio dolor! NORMA (piano ad Oroveso) Son madre OROVESO Madre! NORMA Acquietati. Clotilde ha i figli miei. Tu li raccogli, e ai barbari Gl'invola insiem con lei. OROVESO No! Giammai! Va. Lasciami. NORMA Ah! Padre! Ah! Padre! Un prego ancor. (S'inginocchia.) POLLIONE ED OROVESO Oh, mio dolor! CORO Oh, qual orror! NORMA (sempre piano ad Oroveso) Deh! Non volerli vittime Del mio fatale errore! Deh! Non troncar sul fiore Quell'innocente età! Pensa che son tuo sangue, Abbi di lor pietade! Ah! Padre, abbi di lor pietà! POLLIONE Commosso è già. CORO Piange! Prega! NORMA Padre, tu piangi? Piangi e perdona! Ah! Tu perdoni! Quel pianto il dice. Io più non chiedo. Io son felice. Ah! Più non chiedo, ah, no Contenta il rogo io ascenderò! POLLIONE Oh ciel! Oh ciel! Ah, sì, oh ciel! Ah, più non chiedo! Contento il rogo io ascenderò! OROVESO Oppresso è il core. Ha vinto amor, oh ciel! Ah, sì! Oh, duol! Oh, duol! Figlia! Ah! Consolarm'io mai, ah, non potrò! CORO Che mai spera? Qui respinta è la preghiera! Le si spogli il crin del serto, La si copra di squallor! Sì, piange! POLLIONE Più non chiedo, oh ciel! Fia ver? Ah! Sì Ah, sì. Oh ciel! ecc. NORMA Padre, ah, padre! Tu mel prometti? Ah! Tu perdoni! Quel pianto il dice, ecc. OROVESO Ah! Cessa, infelice! Io tel prometto, ah, sì! Ah sì! Oh, duol! Oh, duol! Figlia! Ah! Consolarm'io mai, ah, non potrò! CORO Che mai spera? ecc (I Druidi coprono d'un velo nero la Sacerdotessa.) Vanne al rogo! OROVESO Va, infelice! NORMA (incamminandosi) Padre, addio! CORO Vanne al rogo ed il tuo scempio Purghi l'ara e lavi il tempio, Maledetta estinta ancor! POLLIONE Il tuo rogo, o Norma, è il mio! Là più santo Incomincia eterno amor! NORMA (si volge ancora una volta) Padre Addio! OROVESO (la guarda) Addio! (Pollione e Norma sono trascinati al rogo.) FINE
ACTO II
Escena Primera (Interior de la morada de Norma. A un lado, lecho romano cubierto con pieles de oso, sobre el que duermen los hijos de Norma. Entra ésta, con una luz en una mano y un puñal en la otra. Se sienta y coloca la luz sobre la mesa. Está pálida y se aproxima a los niños) NORMA Duermen los dos; no verán la mano que les hiere. No te arrepientas, corazón mío; ya no pueden vivir. Aquí les aguarda el suplicio, en Roma, el oprobio, un suplicio aún peor. Esclavos de una madrastra. ¡Ah! No, jamás. (Se levanta resuelta) Mueran, pues. (Da un paso y se detiene) No puedo acercarme, el horror me paraliza, mis cabellos se erizan de espanto. ¡Matar a mis hijos! Mis hijos bienamados, que en un tiempo fueron mi alegría, y en cuya sonrisa creía ver el perdón del cielo. ¿Y he de matarlos? ¿De qué son culpables? (Con resolución) Son hijos de Pollione, ese es su delito. Para mí, es como si estuvieran ya muertos. Mueran, pues, para él y que ningún otro dolor pueda igualarse al suyo. ¡Mueran ya! (Se acerca al lecho y alza el puñal) ¡Ah, no! ¡Son mis hijos! (grita aterrorizada. El grito despierta a los niños y Norma los abraza llorando.) ¡Mis hijos! ¡Clotilde! (Clotilde entra) ¡Corre, haz venir a Adalgisa! CLOTILDE Cerca de aquí deambula sola, llorosa, rezando. NORMA ¡Ve! (Clotilde sale a buscarla) Sea reparada mi falta, y después la muerte. ADALGISA (entrando vacilante) ¿Me has llamado, Norma? (Sorprendida) ¿Qué triste palidez cubre tu rostro? NORMA Es la palidez de la muerte. Quiero revelarte toda mi vergüenza. Un único ruego te haré y cúmplelo: si es que algo de piedad despiertan en ti el dolor de mi presente y el dolor de mi futuro. ADALGISA Todo te lo prometo. NORMA ¡Júralo! ADALGISA Lo juro. NORMA Oye. He resuelto purificar esta atmósfera que mi presencia ha contaminado; mas no puedo llevar conmigo a estas desdichadas criaturas; a ti te las confío. ADALGISA ¡Cielos! ¿A mí me las confías? NORMA Llévalas al campamento romano junto a aquel cuyo nombre no oso pronunciar. ADALGISA ¡Ay! ¿Qué me estás pidiendo? NORMA ¡Que él sea para ti un esposo menos cruel! Yo le perdono y me preparo a morir. ADALGISA ¿Esposo? ¡Ah, nunca! NORMA Te imploro por sus hijos. ¡Ay! Llévalos contigo. Cuídalos, protégelos. Para ellos no pido ni honores ni poder; sean éstos reservados para tus propios hijos; tan sólo te pido que no los abandones. Sirvan, para satisfacerte, el desprecio y la traición que sufrí, por causa tuya. ¡Adalgisa, ay! Siente compasión ante esta terrible amargura. ADALGISA ¡Norma! ¡Ah! Norma bienamada, por mí has de seguir siendo madre. Conserva a tus hijos junto a ti. ¡Ah!, no, yo jamás abandonaré estos lugares. NORMA Lo has jurado... ADALGISA Sí, lo he jurado, mas por tu bien, sólo por tu bien. Iré al campamento y al ingrato referiré todos tus sufrimientos. La piedad que en mí has despertado sabrá expresarse con acentos sublimes. Confía sí, confía que en él volverá a despertarse el amor Conozco su corazón. De nuevo, Norma en él reinará. Confía, sí, Norma en su corazón. Una vez más, Norma en él reinará. NORMA ¿Insinúas que yo le implore? ¡Ah, no! ¡Jamás! ¡Ah, no! ADALGISA Norma, cede. NORMA ¡No, no te oiré más! ¡Déjame, vete! ADALGISA ¡Ah, no! ¡Jamás, no, ah! ¡No! Mira, Norma, junto a tus rodillas a estas amadas criaturitas. ¡Ah! Apiádate de ellos, ¡ah! aunque de ti no tengas piedad. NORMA ¿Por qué mi constancia intentas doblegar con tan tiernos sentimientos? Ante la muerte, ¡ay! un corazón ya no puede tener ilusiones ni esperanza. ADALGISA ¡Mira a estas amadas criaturitas! Esos queridos niños, ¡ah! Míralos, ¡ah! Mira, Norma, junto a tus rodillas, etc. NORMA ¡Ah! ¿Por qué, ah por qué intentas doblegar, ah! ¿Por qué? ¡ah! ¡Ah! ¿Por qué mi constancia?, etc. ADALGISA ¡Cede, ah, cede! NORMA ¡Ah! ¡Déjame! ¡Él te quiere! ADALGISA Ya está arrepentido. NORMA ¿Y tú? ADALGISA Lo amé, pero ahora mi alma tan sólo alberga amistad. NORMA ¡Oh, jovencita! ¿Y tu querrías?... ADALGISA Devolverte tus derechos; ante ti, el cielo y los hombres juro ocultarme para siempre NORMA Sí, has vencido. Abrázame. En ti vuelvo a encontrar a la amiga. NORMA Y ADALGISA Sí, hasta mi última hora por compañera, por compañera me tendrás; ancho es el mundo para cobijarnos a las dos. Contigo, firme opondré mi ánimo a las asechanzas del destino, en tanto que junto al mío, sienta latir tu corazón, etc. ¡Ah! Sí, hasta mi ultima hora, etc. (Salen) Escena Segunda (Lugar solitario cercano al bosque de los druidas, rodeado de barrancos y cavernas. Al fondo un lago atravesado por un puente de piedra) CORO DE GUERREROS ¿Aún no se ha ido? Todavía está en el campamento. Todo lo indica: los cantos fanfarrones, el fragor, el sonido de las armas, el ondear de las enseñas. Ningún obstáculo nos turbará, no nos detendrá. Esperemos, esperemos. Ningún obstáculo, etc. Y en el silencio, el corazón se dispone a consumar la gran empresa, etc. Y en el silencio, etc. OROVESO (entrando) ¡Guerreros! Como heraldo de un futuro mejor, desearía presentarme ante vosotros. El generoso ardor, la ira que inflama vuestros pechos, quisiéralos yo secundar; pero el dios no lo quiere. GUERREROS ¿Cómo? ¿Nuestros bosques no ha abandonado el aborrecido procónsul? ¿No regresa acaso al Tiber? OROVESO Más temible y cruel es el jefe romano que sucederá a Pollione. GUERREROS ¿Norma lo sabe? ¿Aún nos aconseja la paz? OROVESO En vano he escrutado el pensamiento de Norma. GUERREROS ¿Qué piensas hacer? OROVESO Someternos al destino, separarnos y no dejar indicios del fallido intento. GUERREROS ¿Y seguir fingiendo? OROVESO ¡Cruel ley! Lo sé. (Con ferocidad) ¡Ah! El infame yugo de Roma, me irrita y ansío empuñar las armas; pero el cielo se muestra siempre enemigo y debemos disimular. GUERREROS ¡Ah sí! Finjamos, si el fingir nos ayuda; pero anide el furor en nuestro pecho. OROVESO Debemos guardar en nuestro corazón la ira, para que así Roma la crea extinguida. Día llegará en que se despierte, para inflamarnos con mayor fuerza. GUERREROS ¡Ay de Roma, cuando la señal de combate proclame el altar sagrado! Sí, pero finjamos, si el fingir nos ayuda; pero anide el furor en nuestro pecho. ¡Ay de Roma, cuando la señal de combate proclame el altar sagrado! OROVESO Disimulemos, sí, conviene disimular. Día llegará en que se despierte, para inflamarnos con mayor fuerza. GUERREROS Pero disimulemos, sí, conviene disimular. Sí, ¡disimulemos! (Oroveso y los guerreros se van) Escena Tercera (Templo de Irminsul. A un lado el altar de los druidas) NORMA Él volverá, sí. Mi confianza he puesto en Adalgisa: él volverá arrepentido, suplicante, amante. ¡Oh! Ante semejante pensamiento se disipan los negros nubarrones que oprimían mi frente y el sol vuelve a sonreírme, como en los días felices de mi primer amor. (Entra Clotilde.) ¡Clotilde! CLOTILDE ¡Oh, Norma! ¡Debes tener valor! NORMA ¿Qué dices? CLOTILDE ¡Ay de mí! NORMA Habla, habla. CLOTILDE En vano habló y lloró Adalgisa. NORMA ¿Y yo me fié de ella? Tramaba escapar de entre mis manos y, aún más hermosa en su dolor, presentarse ante el miserable. CLOTILDE Ha regresado al templo. Triste, doliente, implora pronunciar sus votos. NORMA ¿Y él? CLOTILDE Él ha jurado raptarla, incluso del altar del dios. NORMA Demasiado presume el cobarde. Lo impedirá mi venganza, y aquí la sangre, la sangre romana, correrá a torrentes. (Clotilde se retira. Norma corre al altar y golpea tres veces el escudo de Irminsul. Trompetas en el exterior) CORO (desde fuera) ¡La llamada del escudo del dios (Desde todas partes acuden Oroveso, druidas, bardos y sacerdotes. Norma se coloca en el altar) OROVESO Y CORO ¡Norma! ¿Qué sucede? ¿Qué decretos nos impone a la tierra la llamada del escudo de Irminsul? NORMA ¡Guerra, muerte, exterminio! OROVESO Y CORO ¡Hasta ahora tan solo la paz nos imponían tus labios! NORMA Y ahora la ira, la furia y la muerte. ¡Entonad, oh guerreros, el cántico de guerra! ¡Guerra, guerra! ¡Sangre, sangre! ¡Venganza! ¡Guerra, guerra! OROVESO Y CORO ¡Guerra, guerra! Las gálicas selvas, tanto como de encinas, se pueblan de guerreros. Como sobre el ganado los animales voraces, caerán ellos sobre los romanos. NORMA ¡Sangre, sangre! ¡Venganza! ¡Muerte, muerte! OROVESO Y CORO ¡Sangre, sangre! Las gálicas hachas hasta el mango teñidas de sangre están. Sobre las aguas impuras del Loira, burbujea con fúnebre son. NORMA ¡Guerra, guerra! ¡Sangre, sangre! ¡Venganza! OROVESO Y CORO ¡Muerte! ¡Muerte! ¡Exterminio! ¡Venganza! Ya se acerca; nos apremia, se cumple. Cual trigo segado por las hoces, caerán las legiones de Roma. NORMA ¡Muerte! ¡Muerte! OROVESO E CORO Rotas las alas, quebradas las garras, yace abatida el águila. ¡Para contemplar el triunfo de sus hijos, he aquí al dios, sobre un rayo de sol! OROVESO ¿No cumples el rito, Norma? ¿No señalas a la víctima? NORMA Está dispuesta. Nunca el terrible altar estuvo falto de víctimas. Pero, ¿qué es ese tumulto? (Entra Clotilde precipitadamente) CLOTILDE Un romano ha ultrajado nuestro templo; ha sido apresado en el claustro sagrado de las vírgenes. OROVESO Y CORO ¿Un romano? NORMA (Para sí) ¿Qué oigo? ¿Y si fuera él? OROVESO Y CORO Ahí lo traen. (Entra Pollione, conducido por dos guerreros) NORMA (para sí) ¡Es él! OROVESO Y CORO ¡Es Pollione! NORMA (para sí) ¡Estoy vengada! OROVESO ¿Sacrílego enemigo, qué te llevó a violar tan sagrados recintos, desafiando la ira de Irminsul? POLLIONE ¡Mátame! Pero no me interrogues. NORMA (mostrándose) Debo herirlo yo misma. ¡Apartaos! POLLIONE ¿Qué veo? ¡Norma! NORMA Sí, Norma. OROVESO Y CORO Empuña el arma sagrada y venga al dios. NORMA (Coge el puñal de la mano de Oroveso) Sí, hirámosle. (se detiene) OROVESO Y CORO ¿Tiemblas? NORMA (Para sí) ¡Ah, no puedo! OROVESO Y CORO ¿Qué sucede? ¿Por qué te detienes? NORMA (Para sí) ¿Puedo acaso sentir piedad? OROVESO Y CORO ¡Hiérele! NORMA Debo interrogarlo, descubrir quien es la sacerdotisa, engañada o cómplice, que el impío incitó a cometer semejante delito. Retiraos un momento. OROVESO Y CORO (marchándose) ¿Qué piensa hacer? POLLIONE (Para sí) Tiemblo. (Oroveso y el coro se retiran. El templo queda vacío) NORMA En mis manos estás, al fin: nadie podría romper tus ligaduras. Sólo yo puedo. POLLIONE No debes. NORMA Lo deseo. POLLIONE Pero ¿cómo? NORMA Escúchame. Por tu dios y por tus hijos debes jurar que, desde este instante, te apartarás para siempre de Adalgisa, y no la separarás del altar. La vida yo te perdono y nunca más volverás a verme. ¡Júralo! POLLIONE ¡No! No soy tan cobarde. NORMA ¡Júralo! ¡Júralo! POLLIONE ¡Ah! ¡Antes moriría! NORMA ¿Ignoras acaso que mi ira supera a la tuya? POLLIONE Espero su golpe. NORMA ¿No sabes que a nuestros hijos, en el corazón, esta daga?... POLLIONE ¡Oh Dios! ¿Qué oigo? NORMA Sí, contra ellos alcé su filo. ¡Ya ves, a qué extremos he llegado! No los herí, pero ahora podría consumar el crimen. En un instante puedo olvidar que soy madre. POLLIONE ¡Ah! ¡Cruel! En el pecho del padre debes hundir el puñal. ¡Dámelo! NORMA ¿A ti? POLLIONE ¡Que sólo yo muera! NORMA ¿Tu sólo? ¡Todos! Los romanos, a miles, segados caerán, exterminados. Y Adalgisa... POLLIONE ¡Ay de mí! NORMA ... infiel a sus votos... POLLIONE ¿Y bien, cruel? NORMA ...Adalgisa será castigada; entre las llamas perecerá, sí, perecerá. POLLIONE ¡Ah! ¡Toma mi vida, pero de ella, de ella ten piedad! NORMA ¿Imploras al fin? ¡Indigno! ¡Ya es tarde! En su corazón quiero herirte, sí; en su corazón quiero herirte. Ya me regocijo con tu mirada de dolor por su muerte; puedo, al fin, igualar tu dolor al mío. puedo igualar al fin, etc. POLLIONE ¡Ah! que te aplaque mi terror; heme aquí, a tus pies, llorando. Sobre mí descarga todo tu furor, pero apiádate de una inocente; que tu venganza se satisfaga con que yo me dé muerte delante de ti. NORMA En su corazón quiero herirte. POLLIONE ¡Ah! que te aplaque mi terror. NORMA No, en su corazón... POLLIONE ¡No, cruel! NORMA ...quiero herirte. POLLIONE Sobre mí descarga todo tu furor pero apiádate de una inocente. NORMA Ya me regocijo con tu mirada, de tu dolor con su muerte; puedo al fin, hacerte tan desgraciado como lo soy yo POLLIONE ¡Ah! ¡Cruel! NORMA Puedo, al fin, hacerte tan desgraciado como lo soy yo, etc. POLLIONE Que sea suficiente para tu venganza, el que yo me dé muerte delante de ti que sea suficiente para tu venganza, etc. Dame esa daga. NORMA ¿Qué intentas? Aparta. POLLIONE ¡La daga! ¡La daga! NORMA (Gritando) ¡A mí, acudid, ministros, sacerdotes! (Todos entran en escena) A vuestra ira una nueva víctima revelaré. Una sacerdotisa perjura, que infringió los sagrados votos, traicionó a la patria y ofendió a los dioses de nuestros antepasados. OROVESO E CORO ¡Oh, delito! ¡Oh, furor! Dinos quién es. NORMA Sí, preparad la hoguera. POLLIONE (A Norma) ¡Oh! ¡Una vez más te imploro! Norma, ¡piedad! OROVESO E CORO Revélanos su nombre. NORMA Escuchad. (para sí) Siendo yo culpable ¿puedo acusar a una inocente de mi misma falta? OROVESO E CORO Habla. ¿Quién es? POLLIONE (A Norma) ¡Ah! No lo digas. NORMA Soy yo. OROVESO E CORO ¿Tú? ¡Norma! NORMA Yo misma; erigid la hoguera. OROVESO E CORO (para sí) ¡El horror nos paraliza! POLLIONE (para sí) Me abandona el valor. OROVESO E CORO ¿Tú, pecadora? POLLIONE ¡No la creáis! NORMA Norma no miente. OROVESO ¡Oh! ¡Qué vergüenza! CORO ¡Oh! ¡Qué horror! NORMA (a Pollione) Que esta hora terrible te revele qué corazón traicionaste y perdiste. De mí, en vano intentaste huir; cruel romano, conmigo estás. Un dios, un hado mas fuerte que tú, nos quiere unidos, en la vida y en la muerte. Incluso sobre la hoguera que me devorará, incluso en la tumba, contigo estaré. POLLIONE (A Norma) ¡Ah, demasiado tarde te he conocido; mujer sublime, te he perdido! NORMA Que esta hora terrible, etc. POLLIONE Con mi remordimiento ha renacido el amor, más desesperado, más frenético que antaño. Juntos moriremos, ah, sí, moriremos, NORMA Esta hora terrible... POLLIONE mis palabras postreras serán que te quiero. Pero en la hora de la muerte, no me aborrezcas; antes de morir, ¡perdóname! OROVESO E CORO ¡Oh! Vuelve en ti, devuélvenos la paz... NORMA (A los Sacerdotes) Yo soy la culpable. OROVESO Y CORO Tu anciano padre te implora; POLLIONE (Acercándose a Norma) No me aborrezcas. NORMA (a Pollione) Qué corazón perdiste, OROVESO E CORO Di que deliras, di que mientes y que sólo palabras necias salen de tu boca. POLLIONE ¡Moriremos juntos! ¡Ah, sí! Moriremos. NORMA te revelará esta hora terrible. OROVESO Y CORO El dios severo, que aquí te escucha, POLLIONE ¡Ah!, ¡perdona! OROVESO Y CORO si guarda silencio, si el trueno refrena, POLLIONE ah! Te he perdido. NORMA ¡Sí, y para siempre! OROVESO Y CORO nos da un indicio, un indicio seguro, POLLIONE ¡Mujer sublime! NORMA Esta hora terrible te lo revelará, POLLIONE perdona, ¡perdón! OROVESO Y CORO de que semejante crimen no debe castigar. ¡Ah! No, que el dios no debe castigar, etc. NORMA cruel! ¡Para siempre, ah! ¡Sí, cruel! POLLIONE ¡Te he perdido, mujer sublime! ¡Qué he hecho, oh cielos! OROVESO E CORO ¡Norma! ¡Oh! Norma, justifícate. ¿Callas? ¿Acaso no escuchas? NORMA (acercándose a Pollione que escucha sus palabras) ¡Cielos! ¿Y mis hijos? POLLIONE ¡Ay! ¡Desdichados! ¡Oh, dolor! NORMA (volviéndose hacia Pollione) ¿Y nuestros hijos? POLLIONE ¡Oh, dolor! (Como presa de un pensamiento súbito. Norma se acerca hacia su padre. Pollione durante toda esta escena observa con agitación los movimientos de Norma y Oroveso) OROVESO Y CORO ¿Norma, eres culpable? ¡Habla! NORMA Sí, más allá de toda humana idea. OROVESO Y CORO ¡Impía! NORMA (A Oroveso) ¡Escúchame! OROVESO ¡Aparta! NORMA (arrastrándolo con esfuerzo aparte) ¡Por piedad! ¡Escúchame! OROVESO ¡Oh! ¡Dolor! NORMA (en voz baja a Oroveso) Soy madre. OROVESO ¡Madre! NORMA Cálmate. Clotilde tiene a mis hijos. Acógelos contigo y ponlos al abrigo de los bárbaros. OROVESO ¡No, jamás! ¡Aparta, déjame! NORMA ¡Oh, padre! ¡Oh, padre! Un último ruego. (Arrodillándose) POLLIONE Y OROVESO ¡Oh, dolor! CORO ¡Oh, qué horror! NORMA (siempre en voz baja, a Oroveso) ¡Ah! No los conviertas en víctimas de mi error fatal. ¡Ah! no los trunques, en la flor de su inocente edad. Piensa que son tu sangre, y ten piedad de ellos, ¡ah, padre, de ellos ten piedad! POLLIONE Se siente ya conmovido. OROVESO Y CORO ¡Llora! ¡Reza! NORMA ¿Lloras, padre? Llora y perdona. ¡Ah! me perdonas. Tu llanto me lo dice. No te pido más. Soy feliz. ¡Ah! No te pido más, ah, no. Contenta subo a la hoguera. POLLIONE ¡Oh cielos! ¡Oh cielos! ¡Ah, sí, cielos! ¡Ah, no pido más! Contento subiré a la hoguera. OROVESO Siento el corazón oprimido. ¡Ha vencido el amor, oh cielos ¡Ah! sí. ¡Oh, dolor! ¡Oh, dolor! ¡Hija! ¡Ah! Jamás podré, ¡ay!, consolarme. CORO ¿Qué es lo que espera? Su plegaria debe ser rechazada. Despójesela de su corona. Cúbrasela de luto. ¡Ah, sí, llora! POLLIONE ¡No pido más, oh cielos! ¿Puede ser cierto? ¡Ah, sí! ¡Ah!, sí. ¡Oh, cielos!, etc. NORMA ¡Padre, ah, padre! ¿Me lo prometes? ¡Ah! ¡Me perdonas! Estas lágrimas lo dicen, etc. OROVESO ¡Ah! Cesa infeliz. Te lo prometo, ¡ah! Sí. ¡Ah! sí. ¡Oh dolor! ¡Oh dolor! ¡Hija! ¡Ah! ¡No podré jamás consolarme! CORO ¿Qué es lo que espera?, etc. (Dos druidas cubren a Norma con un velo negro.) ¡Ve a la hoguera! OROVESO ¡Ve, infeliz! NORMA (encaminándose) ¡Padre, adiós! CORO Ve a la hoguera y que tu castigo purifique el altar y purifique el templo, ¡maldita seas en la hora de tu muerte! POLLIONE Tu hoguera, Norma, es la mía; ¡más santo comienza en ella el eterno amor! NORMA (se vuelve una vez más) ¡Padre, adiós! OROVESO (la mira) Adiós. (Pollione y Norma son arrastrados a la hoguera) FIN
Agradecimiento
Agradecemos especialmente la gentileza de los sitios web: Intermezzo, de Rafael Torregrosa Sánchez; y Kareol, de Eduardo Almagro López, por permitirnos utilizar parte de sus contenidos.