Argumentos y libretos de óperas

“Suor Angelica”, de Giacomo Puccini

Sor Angélica es una ópera en un acto con música del compositor italiano Giacomo Puccini (Lucca, 1858 – Bruselas, 1924), sobre un libreto de Giovacchino Forzano.Se estrenó en el Metropolitan Opera House de Nueva York el 14 de Diciembre de 1918.

Personajes

  • Sor AngélicaMonja de Clausurasoprano
  • Tía PrincesaTía de Angélica — contralto
  • Madre AbadesaAbadesa del Convento — mezzosoprano
  • Hermana CeladoraUna Monja — mezzosoprano
  • Maestra de NoviciasUna Monja — mezzosoprano
  • Sor GenovevaUna Monjasoprano
  • Sor OsminaUna Monjasoprano
  • Sor DolcinaUna Monjasoprano
  • Hermana EnfermeraUna Monja — mezzosoprano

Libreto en italiano y español

La acción se desarrolla en un monasterio a fines del año 1600.

(L’interno di un monastero. La chiesetta e il 
chiostro. Nel fondo, oltre gli archi di destra,
il cimitero; oltre gli archi di sinistra, l’orto. 
Nel mezzo della scena, cipressi, una croce, 
erbe e fiori. Nel fondo a sinistra, fra piante di 
acoro, una fonte il cui getto ricadrà in una 
pila in terra. Si apre il velario. Tramonto di
primavera. Un raggio di sole batte al di sopra
del getto della fonte. Le suore sono in chiesa
e cantano)

CORO INTERNO
Ave Maria, piena 
di grazia, il Signore è teco. 

(Due Converse, in ritardo, traversano la 
scena, si soffermano un istante ad ascoltare 
un cinguettio che scende dai cipressi, quindi 
entrano in chiesa.)

Tu sei benedetta 
fra le donne, 
benedetto il frutto 
del ventre tuo, 
Gesù. Santa Maria, 
prega per noi peccatori...

SUOR ANGELICA
(fuori de scena)
...ora e nell'ora della 
nostra morte. 

CORO INTERNO DE SORELLE
Prega per 
noi peccatori 
ora e nell'ora della 
nostra morte. E così sia. 

(Le monache escono dalla chiesa a due 
per due. La Badessa si sofferma davanti 
alla croce. Le monache, passandole 
innanzi, fanno atto di riverenza. La 
Badessa le benedice, quindi si ritira 
a sinistra. Le suore restano unite 
formando, a piccoli gruppi, una specie 
di semicerchio. La sorella zelatrice viene 
nel mezzo.)

SORELLA ZELATRICE
Sorelle in umiltà, 
mancaste alla quindèna 
ed anche Suor Angelica, 
che però fece contrizione 
piena. 
Invece voi, sorelle, 
peccaste in distrazione, 
e avete perso un giorno 
di quindèna! 

LE CONVERSE
M'accuso della colpa 
e invoco una gran pena, 
e più grave sarà e più 
grazie vi dirò, 
sorella in umiltà. 

(Restano in attesa della penitenza)

LA MAESTRA DELLE NOVIZIE
(Alle novizie)
Chi arriva tardi in coro, 
si prostri e baci terra. 

LA SORELLA ZELATRICE
(Alle converse)
Farete venti volte 
la preghiera mentale 
per gli afflitti e 
gli schiavi e per 
quelli che stanno in 
peccato mortale. 

LE CONVERSE
Con gioia e con fervore! 

DUE CONVERSE
Cristo Signore, 
Sposo d'Amore, io voglio 
sol piacerti, 
Sposo d'amor... 
ora e nell'ora della 
morte! 

(Si ritirano compunte sotto gli archi di destra)

Amen! 

LA SORELLA ZELATRICE
Suor Lucilla, il lavoro. 
Ritiratevi. 
E osservate il silenzio. 

(Suor Lucilla si mette a filare)

LA MAESTRA DELLE NOVIZIE
(Alle novizie)
Perchè sta sera in 
coro ha riso e fatto 
ridere? 

LA SORELLA ZELATRICE
(A Suor Osmina)
Voi, Suor Osmina, 
in chiesa tenevate 
nascoste nelle maniche 
due rose scarlattine. 

SUOR OSMINA
(Indocile.)
Non è vero! 

LA SORELLA ZELATRICE
(Severa)
Sorella, entrate in cella. 

(Suor Osmina scuote le spalle)

Non tardate! 
La Vergine vi guarda! 

(Suor Osmina si avvia. Le suore la seguono
con lo sguardo fino a che non è scomparsa
nella sua cella e mormorano)

LE SUORE
Regina Virginum, 
ora pro ea... 

LA SORELLA ZELATRICE
Ed or, sorelle in gioia, 
poichè piace al 
Signore, e per tornare 
più allegramente a 
faticare per amor Suo, 
ricreatevi! 

LE SUORE
Amen! 
(Le figure bianche delle suore si sparpagliano
per il chiostro e oltre gli archi. Suor Angelica 
zappetta la terra e innaffia l’erbe e i fiori

SUOR GENOVIEFFA
O sorelle, sorelle, 
io voglio rivelarvi 
che una spera di sole 
è entrata in clausura! 
Guardate dove batte, 
là, là fra la verzura! 
Il sole è sull'acòro! 
Comincian le tre sere 
della fontana d'oro! 

ALCUNE SUORE
E vero, fra un istante 
vedrem l'acqua 
dorata! 
E per due sere ancor! 

LE SUORE
E maggio! 
E il bel sorriso 
di Nostra Signora 
che viene con quel raggio 
Regina di Clemenza... 
grazie! Grazie! 

UNA NOVIZIA
Maestra, vi domando 
licenza di parlare. 

LA MAESTRA DELLE NOVIZIE
Sempre per laudare 
le cose sante e belle. 

LA NOVIZIA
Qual grazie della 
Vergine rallegra le sorelle? 

LA MAESTRA DELLE NOVIZIE
Un segno risplendente 
della bontà di Dio! 
Per tre sere dell'anno 
solamente, all'uscire 
dal coro, 
Dio ci concede di vedere 
il sole che batte 
sulla fonte e la fa d'oro. 

LA NOVIZIA.
E l'altre sere? 

LA MAESTRA DELLE NOVIZIE
O usciamo troppo presto 
e il sole è alto, 
o troppo tardi e il 
sole è tramontato. 

LE SUORE
Un altr'anno è passato!... 

ALCUNE SUORE
(Con malinconia)
E passato un altr'anno!... 
E una sorella manca!... 

(Le suore, assorte, sembrano rievocare 
l’immagine della sorella che non è più)

SUOR GENOVIEFFA
(Con accento ingenuo e quasi lieto)
O sorelle in pio lavoro, 
quando il getto s'è 
infiorato, quando il 
getto s'è indorato, non 
sarebbe ben portato un 
secchiello d'acqua 
d'oro sulla tomba 
a Bianca Rosa? 

LE SUORE
Sì! La suora che 
riposa lo desidera di certo! 

SUOR ANGELICA
I desideri sono i fiori 
dei vivi, 
non fioriscon nel regno 
delle morte, 
perchè la Madre Vergine 
soccorre, e in Sua 
Benignità, liberamente 
al desiar precorre: 
prima che un desiderio 
sia fiorito, 
la Madre delle Madri l'ha 
esaudito. 
O sorella, la morte è 
vita bella! 

LA SORELLA ZELATRICE
Noi non possiamo nemmen 
da vive avere desideri. 

SUOR GENOVIEFFA
Se son leggeri e candidi, 
perchè? 
Voi non avete un 
desiderio? 

LA SORELLA ZELATRICE
Io no! 

LE SUORE
Ed io nemmeno! 
Io no! Io no! 

SUOR GENOVIEFFA
Io sì, lo confesso. 

(Volge lo sguardo in alto.)

Soave Signor Mio, 
tu sai che prima d'ora 
nel mondo ero pastora... 
Da cinquant'anni non 
vedo un agnellino. 
Signore, ti rincresco 
se dico che desidero 
vederne uno piccino 
poterlo carezzare, 
toccargli il muso 
fresco e sentirlo belare? 
Se è colpa, 
t'offerisco il Miserere Mei. 
Perdonami, Signore, tu 
che sei l'Agnus Dei. 

SUOR DOLCINA
Ho un desiderio anch'io! 

LE SUORE
Sorella, li sappiamo 
i vostri desideri! 
Qualche boccone buono! 
Della frutta gustosa! 
La gola è colpa grave! 

(Alle novizie) 

E golosa! E golosa! 

(Suor Dolcina resta mortificata e 
interdetta)

SUOR GENOVIEFFA
(a Suor Angelica che sta annaffiando 
i fiori)
Suor Angelica, e voi? 
Avete desideri? 

SUOR ANGELICA
(Volgendosi verso le suore.)
Io?...no, sorella, no. 

LE SUORE
Che Gesù la perdoni, 
ha detto una bugia! 

UNA NOVIZIA
(Avvicinandosi, curiosa.)
Perchè?
 
ALCUNE SORELLE
Noi lo sappiamo, ha un 
grande desiderio. 
Vorrebbe 
aver notizie 
della famiglia sua!... 

LE SUORE
Son più di sett'anni, 
da quando è in monastero, 
non ha avuto più 
nuove! 

ALCUNE
E sembra rassegnata, 
ma è tanto tormentata! 

SUORE
Nel mondo era ricchissima, 
lo disse la Badessa. 

ALCUNE
Era nobile! Principessa! 
La vollero far monaca, 
Sembra per punizione. 
Perchè? Perchè? 
Chi sa? 
Mah! Mah? 

LA SORELLA INFERMIERA
(Accorre affannata )
Suor Angelica, sentite! 

SUOR ANGELICA
O sorella infermiera, 
che cosa accadde, dite! 

LA SORELLA INFERMIERA
Suora Chiara là nell'orto 
assettava la spalliera 
delle rose; 
all'improvviso tante 
vespe sono uscite, 
l'han pinzata qui nel viso! 
Ora è in cella e si 
lamenta; ah! 
calmatele, sorella, 
il dolor che la tormenta! 

LE SUORE
Poveretta! Poveretta! 

SUOR ANGELICA
Aspettate! ho un'erba 
e un fiore! 

(corre cercando fra i fiori e l’erbe)

LA SORELLA INFERMIERA
Suor Angelica ha sempre 
una ricetta buona, 
fatta coi fiori, 
sa trovar sempre 
un'erba benedetta 
per calmare i dolori! 

SUOR ANGELICA
(Alla suora infermiera.)
Ecco, questa è calenzòla; 
col latticcio che ne 
cola le bagnate 
l'enfiagione. 

(porgendole alcune erbe)

E con questa, 
una pozione. 
Dite a Sorella Chiara 
che sarà molto amara, 
ma che le farà bene. 
E le direte ancor 
che punture di vespe 
sono piccole pene, 
e che non si lamenti, 
chè a lamentarsi 
crescono i tormenti. 

LA SORELLA INFERMIERA
Le saprò riferire! 
Grazie, sorella, grazie. 

SUOR ANGELICA
Son qui per servire. 

(Dal fondo a sinistra entrano due suore
cercatrici conducendo un ciuchino
carico di roba)

LE CERCATRICE
(Entrano)
Laudata Maria! 

TUTTE
E sempre sia! 

(Le suore si fanno intorno al ciuchino; 
le cercatrice scaricano e consegnano le 
limosine alla sorella dispensiera)

DUE SUORE
Buona cerca stasera, 
Sorella Dispensiera. 

UNA CERCATRICE
Un otre d'olio. 

SUOR DOLCINA
Uh! Buono! 

UNA CERCATRICE
Nocciòle, sei collane. 

UNA CERCATRICE
Un panierin di noci. 

SUOR DOLCINA
Buone con sale e pane! 

LA SORELLA ZELATRICE
(Riprendendola.)
Sorella! 

UNA CERCATRICE
Qui farina! 
E qui una caciottella 
che suda ancora latte, 
buona come una pasta, 
e un sacchetto di lenti, 
dell'uova, burro e 
basta. Manteca 

CORO DE SORELLE
Buona cerca stasera, 
Sorella Dispensiera. 

L’ALTRA CERCATRICE
(A Suor Dolcina)
Per voi, sorella 
ghiotta... 

(una cercatrice porta via il ciuchino)

SUOR DOLCINA
(Felice.)
Un tralcetto di ribes! 
Degnatene, sorelle! 

CORO DE SORELLE
Grazie! 
Grazie! 
Uh! Se ne prendo un 
chicco, la martorio! 
Grazie! Grazie! 

SUOR DOLCINA
No, prendete! 

(Formano un gruppetto a destra e beccano
il ribes, fra risatine discrete)

LA CERCATRICE
Chi è venuto stasera 
in parlatorio? 

CORO DE SORELLE
Nessuno. Nessuno. 
Perchè? 

LA CERCATRICE
Fuor del portone c'è 
fermata una ricca berlina. 

SUOR ANGELICA
(volgendosi, come assalita da una 
improvvisa inquietudine)
Come, sorella? 
Avete detto? Una 
berlina è fuori? 
Ricca? ricca?

LA CERCATRICE
Da gran signori. 
Certo aspetta qualcuno 
che è entrato nel convento, 
e forse fra un momento 
suonerà la campana 
a parlatorio. 

SUOR ANGELICA
(Con ansia crescente)
Ah! ditemi, sorella, 
com'era la berlina? 
Non aveva uno stemma? 
uno stemma d'avorio?... 
e dentro tappezzata d'una 
seta turchina ricamata 
in argento?... 

LA CERCATRICE
Io non so, sorella, 
non lo so: ho veduto 
soltanto una berlina bella! 

(Osservando suor Angelica.)

CORO DE SORELLE
E diventata bianca... 
Ora è tutta vermiglia! 
Poverina! 
E commossa! 
E commossa! Poverina! 
Spera che sian persone 
in famiglia! 

(Una campanella rintocca. Le suore 
accorrano da ogni parte)

Vien gente in parlatorio! 
Una visita viene! Per chi? 
Per chi? Per chi? 
Per chi sarà? 
Forse per me! 
Per me! Fosse mia 
madre che ci porta 
le tortorine bianche. 
Fosse la mia cugina 
che porta il seme 
di lavanda buono. 

SUOR ANGELICA
(volgendo gli occhi al cielo, mormora)
O Madre eletta, 
leggimi nel cuore. 

(Suor Genovieffa si avvicina alle compagne
e quasi interrompe queste esclamazioni 
indicando con un gesto pietoso suor
Angelica. Il gruppo delle suore si avvicina
in silenzio)

SUOR ANGELICA
Volgi per me un sorriso 
al Salvatore. 

SUOR GENOVIEFFA
(Con grande dolcezza)
O sorella in amore, 
noi preghiam la Stella 
delle Stelle che 
visita adesso sia per 
voi. 

SUOR ANGELICA
(Commossa) 
Buona sorella, grazie... 
grazie! 

(da sinistra entra la Badessa per chiamare
la suora che dovrà andare al parlatorio. 
L’attesa è viva. In quell’attimo di silenzio
tutte le suore fanno il sacrificio del loro 
desiderio a pro della sorella in gran pena. 
Suor Angelica ha sempre gli occhi volti al
cielo, immobile come se tutta la sua vita 
fosse sospesa)

LA BADESSA
(Chiamando)
Suor Angelica! 

CORO DE SORELLE
Ah! 

(Fa cenno che le suore si ritirino.
Il getto della fonte si è indorato, le suore
riempiono un secchiello d’acqua, si avviano
verso il cimitero e scompaiono)

SUOR ANGELICA
(Come respirando, finalmente.)
Madre. Madre, 
parlate! Chi è? Chi è? 
Madre, parlate! 
Son sett'anni che aspetto, 
che aspetto una parola, 
uno scritto... 
Tutto ho offerto alla 
Vergine in piena 
espiazione. 

LA BADESSA
Offritele anche l'ansia 
che adesso vi scompone! 

(Suor Angelica, affranta, si curva lentamente
in ginocchio e si raccoglie)

Requiem aeternam 
dona ei, Domine: 
et lux perpetua luceat ei. 
Requiescat in pace. 
Amen! 

SUOR ANGELICA
(Alzando gli occhi.)
Madre, sono serena e 
sottomessa. 

LA BADESSA
E venuta a trovarvi 
vostra zia Principessa. 

SUOR ANGELICA
Ah! 

LA BADESSA
In parlatorio si dica 
quanto vuole 
ubbidienza, 
necessità. 
Ogni parola è udita 
dalla Vergine Pia. 

SUOR ANGELICA
La Vergine m'ascolti. 
E così sia. 

(La Badessa si avvia e scompare a sinistra.
Suor Angelica si avvia verso gli archi del 
parlatorio. Guarda ansiosamente verso la 
porticina. Si ode un rumore di chiavi. La 
porta viene aperta in dentro dalla suora 
clavaria che rimarrà a fianco della porta aperta,
nella penombra della stanza. Quindi
si vedrà la Badessa che si sofferma davanti
alla suora clavaria. Le due suore fanno ala 
e fra le due figure bianche, che si curvano
lievemente in atto di ossequio, passa una
figura nera, severamente composta in un 
naturale atteggiamento di grande dignità
aristocratica: la zia Principessa. Entra. 
Cammina lentamente appoggiandosi ad un
bastoncino di ebano. Si sofferma: getta per un
attimo lo sguardo sulla nipote, freddamente e
senza tradire nessuna emozione; suor 
Angelica invece alla vista della zia è presa da
grande commozione, ma si frena perché le
figure della clavaria e della Badessa si
profilano ancora nell’ombra. La porticina si
richiude. Suor Angelica, commossa, quasi 
vacillante va incontro alla zia, ma la vecchia
protende la sinistra come per consentire 
soltanto all’atto sottomesso del baciamano. 
Suor Angelica prende la mano che le viene 
tesa, la porta alle labbra e, mentre la zia 
siede, ella cade in ginocchio, senza poter 
parlare. Un attimo di silenzio. Suor Angelica,
con gli occhi pieni di lacrime, non ha mai 
tolto lo sguardo dal volto della zia, uno 
sguardo pietoso, implorante. La vecchia 
invece ostentamente guarda avanti a sé)

LA ZIA PRINCIPESSA
Il Principe Gualtiero 
vostro padre... 
La Principessa Clara vostra 
madre... 
quando vent'anni or sono 
vennero a morte, 

(Se interrompe per farsi il segno della
croce)

m'affidarono i figli 
e tutto il patrimonio 
di famiglia. 
Io dovevo dividerlo, 
quando ciò ritenessi 
conveniente e con 
giustizia piena. 
E quanto ho fatto. 
Ecco la pergamena. 
Voi potete osservarla, 
discuterla, firmarla. 

SUOR ANGELICA
(umile.)
Dopo sett'anni son davanti 
a voi. 
Ispiratevi a questo 
luogo santo... 
E luogo di clemenza, 
è luogo di pietà! 

LA ZIA PRINCIPESSA
(Come una condanna.)
Di penitenza. 
Io debbo rivelarvi 
la ragione perchè addivenni 
a questa divisione. 
Vostra sorella Anna Viola 
anderà sposa... 

SUOR ANGELICA
Sposa?! 
Sposa la piccola Anna 
Viola, la sorellina, 
la piccina 
Ah! ah! Son sett'anni! 
son passati sett'anni! 
ah! ah! 
O sorellina bionda che 
vai sposa, 
o sorellina mia, tu sia 
felice! 
E chi la ingemma? 

LA ZIA PRINCIPESSA
Chi per amore condonò 
la colpa de cui macchiaste 
il nostro bianco 
stemma! 

SUOR ANGELICA
Sorella di mia madre, 
voi siete inesorabile! 

LA ZIA PRINCIPESSA
Che dite? E che pensate? 
Inesorabile? 
Inesorabile? Vostra 
madre invocate quasi 
contro di me? 
Di frequente, la sera, 
là nel nostro oratorio, 
io mi raccolgo. 
nel silenzio di quel 
raccoglimenti, il mio 
spirito par che s'allontani 
e s'incontri con quel 
di vostra madre in 
colloqui eterei, arcani! 
Com'è penoso, com'è 
penoso udire i morti 
dolorare e piangere! 
Quando l'estasi mistica 
scompare, per voi ho 
serbata una parola sola: 
Espiare! Espiare! 
Offritela alla Vergine 
la mia giustizia! 

SUOR ANGELICA
Tutto ho offerto alla 
Vergine, sì, tutto, 
ma v'è un'offerta che 
non posso fare: alla Madre 
soave delle Madri, non 
posso offrire di scordar... 
mio figlio! Mio figlio! 
Mio figlio, il figlio mio! 
Figlio mio! 
La creatura che mi fu, 
mi fu strappata! 
Figlio mio, 
che ho veduto e ho 
baciato una sol volta! 
Creatura mia! 
Creatura mia lontana! 
E questa la parola 
che invoco da sett'anni! 
Parlatemi di lui! 
Com'è, com'è mio figlio? 
Com'è dolce il suo 
volto? 
Come sono i suoi occhi? 
Parlatemi di lui! 
di mio figlio... 
parlatemi...di lui... 

(La vecchia tace, guardando la madre in
angoscia)

Perchè tacete? 
Perchè? Perchè? 
Perchè? 
Un altro istante 
di questo silenzio 
e vi dannate 
per l'eternità! 
La Vergine ci ascolta 
e Lei vi giudica! 

LA ZIA PRINCIPESSA
Or son due anni, 
venne colpito da 
fiero morbo... 
Tutto fu fatto per 
salvarlo... 

SUOR ANGELICA
E morto? 

(La zia curva il capo e tace)

SUOR ANGELICA
Ah! 

(Suor Angelica, con un grido, cade di 
schianto in terra, in avanti, col volto sulle 
mani. La zia si alza come per soccorrerla
credendola svenuta; ma, al singhiozzare 
di suor Angelica, frena il suo movimento di
pietà; in piedi si volge verso un’immagine
sacra che è al muro, alla sua destra, e con 
le due mani appoggiate al bastoncino di 
ebano, con la testa curva, in silenzio, prega. 
Il pianto di suor Angelica continua soffocato
e straziante. Nel parlatorio è già la
semioscurità della sera. Si ode la porta 
aprirsi. Suor Angelica si solleva restando
sempre in ginocchio e col volto coperto. 
Entra la suora clavaria con una lucernina 
accesa che pone sul tavolo. La zia 
Principessa parla alla suora. La suora 
esce e ritorna con la Badessa recando in
mano una tavoletta, un calamaio e una
penna. Suor Angelica ode entrare le due
suore, si volge, vede, comprende; in silenzio 
si trascina verso il tavolo e con mano
tremante firma la pergamena. Quindi si
allontana di nuovo e si ricopre il volto 
con le mani. Le due suore escono. La zia
Principessa prende la pergamena, fa per
andare verso la nipote, ma al suo 
avvicinarsi suor Angelica fa un leggero
movimento con tutta la persona come 
per ritrarsi. Allora la zia procede verso 
la porta, batte col bastoncino: la clavaria 
apre, prende il lume, va avanti. La zia 
Principessa la segue. Di sulla soglia 
volge uno sguardo alla nipote. Esce. 
Scompare. La porta si richiude. La sera 
è calata; nel cimitero le suore vanno 
accendendo i lumini sulle tombe)

SUOR ANGELICA
(rimasta sola) 
Senza mamma, o bimbo, 
tu sei morto! 
Le tue labbra, senza 
i baci miei, scoloriron 
fredde, fredde! 
E chiudesti, o bimbo, 
gli occhi belli! 
Non potendo carezzarmi, 
le manine componesti 
in croce! 
E tu sei morto senza 
sapere quanto t'amava 
questa tua mamma! 
Ora che sei un angelo 
del cielo, 
ora tu puoi vederla 
la tua mamma, 

(umilmente.)

tu puoi scendere giù 
pel firmamento 
ed aleggiare in torno 
a me ti sento. 
Sei qui, sei qui, mi 
baci e m'accarezzi. 
Ah! dimmi, quando 
in ciel potrò vederti? 
Quando potrò baciarti? 
Oh! dolce fine d'ogni 
mio dolore, quando in 
cielo con te potrò 
morire? 
Quando potrò morire, 
potrò morire? 
Dillo alla mamma, 
creatura bella, 
con un leggero 
scintillar di stella. 
Parlami, parlami, amore, 
amore, amore! 

(Le suore escono dal cimitero e si
avviano verso suor Angelica che 
è come in estasi)

SUOR GENOVIEFFA
Sorella, o buona, 
sorella, la Vergine 
ha accolto la prece. 

LE SUORE
Sarete contenta, sorella, 
la Vergine ha fatto 
grazia. 

SUOR ANGELICA
(si leva come un’esaltazione mistica)
La grazia è discesa 
dal cielo, 
già tutta, già tutta 
m'accende, risplende! 
risplende! 
Già vedo, sorella, 
la meta!... 
Sorelle, son lieta, 
son lieta! 
Cantiamo! Già in 
cielo si canta! 
Lodiamo la Vergine Santa! 

TUTTE
Cantiamo! Già in 
cielo si canta! 
E così sia! 

(si ode dal fondo a destra il segnale delle 
tavolette. Le suore si avviano verso l’arcata 
di destra e la teoria bianca scompare nelle 
celle)

TUTTE
Lodiamo la Vergine Santa! 
Lodiam, lodiam! 
Amen! 

(E notte. Sulla chiesetta si va illuminando
a poco a poco una cupola de stelle)

SUOR ANGELICA
La grazia è discesa dal 
cielo! 

(Si apre una cella: esce suor Angelica. Ha in
mano una ciotola di terracotta che posa a pie’
di un cipresso; raccoglie un fastelletto di 
sterpi e rami, raduna dei sassi a mo’ d’alari
e vi depone il fastelletto; va alla fonte e 
riempie la ciotola d’acqua: accende con 
l’acciarino il fuoco e vi mette su la ciotola.
Quindi si avvia verso la fiorita)

Suor Angelica ha sempre 
una ricetta buona 
fatta coi fiori. 
Amici fiori, che nel 
piccol seno racchiudete 
le stille del veleno. 
Ah, quante cure 
v'ho prodigate 
Ora mi compensate. 
Per voi miei fior 
io morirò! 

(Quindi si volge a destra verso le
cellette)

Addio buone sorelle, 
addio, addio! 
Vi lascio per sempre. 
M'ha chiamato mio figlio! 
Dentro un raggio di 
stelle m'è apparso 
il suo sorriso, m'ha 
detto: Mamma, vieni in 
Paradiso! 
Addio! Addio! 
Addio, chiesetta! 
In te quanto ho pregato! 
Buona accoglievi preghiere 
e pianti. 
E discesa la grazia 
benedetta! 
Muoio per lui e in 
cielo lo rivedrò! Ah! 
(Abbraccia la croce, la bacia, si 
curva 
rapidamente, prende la ciotola, si volge verso 
la chiesa e guardando al cielo beve il veleno. 
Quindi si appoggia ad un cipresso lascia
cadere la ciotola a terra. L’atto del suicidio 
ormai compiuto sembra la tolga dalla 
esaltazione a cui era in preda e la riconduca
alla verità. Il suo volto prima sereno si 
atteggia in una espressione angosciosa come
se una rivelazione improvvisa le fosse 
apparsa)

SUOR ANGELICA
Ah! son dannata! 
Mi son data la morte, 
mi son data la morte! 
Io muoio, muoio in peccato 
mortale! 

(si getta disperatamente in ginocchio) 

O Madonna, Madonna, 
salvami! salvami! 
Per amor di mio figlio! 

CORO
(Interno) 
Regina Virginum, 
Salve, Maria! 

SUOR ANGELICA.
Ho smarrita la ragione! 

CORO
Mater castissima, 
Salve, Maria! 

SUOR ANGELICA
Non mi fare morire 
in dannazione! 

CORO
Regina pacis, 
Salve, Maria! 

SUOR ANGELICA
Dammi un segno di 
grazia, 
dammi un segno di grazia, 
Madonna! Madonna! 
Salvami! Salvami! 

(Già le sembra udire le voci degli angeli 
imploranti per lei la Madre delle Madri)

CORO
O gloriosa virginum, 
Sublimis inter sidera, 
Qui te creavit, 
parvulum, Lactente 
nutris ubere. 

(Suor Angelica vede il miracolo compiersi:
la chiesetta sfolgora di mistica luce, la porta 
si apre: apparisce la Regina del conforto,
solenne, dolcissima e, avanti a Lei, un bimbo 
biondo, tutto bianco. La Vergine sospinge, 
con dolce gesto, il bimbo verso la moribonda)

SUOR ANGELICA
O Madonna, salvami! 
Una madre ti prega, 
una madre t'implora! 

CORO
Quod Hova tristis 
abstulit, 
Tu reddis almo germine: 
Intrent ut astra 
flebiles, 
Coeli recludis 
cardines... 
Gloriosa virginum, 
Salve, Maria!... 

SUOR ANGELICA
Ah! 

CORO
Regina virginum! 
Virgo fidelis! 
Sancta Maria! 
Gloriosa virginum, 
Salve, Maria!... 
Mater purissima! 
Salve, Maria!... 
Turris davidica! 
Salve, Maria!... 
Ah! 

(Suor Angelica muore dolcemente)

FINE
(Interior de un monasterio. La capilla y el 
claustro. Al fondo, el cementerio. Bajo los 
arcos de la izquierda, el huerto. En el centro 
cipreses, una cruz, hierbas y flores. En el 
fondo, a la derecha, entre las plantas de 
acores, una fuente cuya agua cae sobre una 
pila en la tierra. Se alza el telón. Atardecer 
de primavera. Un rayo de sol se refleja en el 
agua de la fuente. La escena está vacía. Las 
hermanas están en la iglesia y cantan)

CORO INTERNO DE HERMANAS
Ave María, llena de gracia, 
el Señor está contigo. 

(Dos Conversas, retrasadas, atraviesan la 
escena, se detienen un instante a escuchar 
un gorjeo que baja de los cipreses, y luego 
entran en la iglesia.)

Bendita tú seas 
entre todas las mujeres 
y bendito el fruto de 
tu vientre, Jesús. 
Santa María, ruega por 
nosotros, pecadores... 

SOR ANGELICA
(Desde adentro.)
...ahora y en la hora 
de nuestra muerte. 

CORO INTERNO DE HERMANAS
Ruega por nosotros pecadores
ahora 
y en la hora de 
nuestra muerte. Amén. 

(Las hermanas salen de la iglesia en 
grupos de dos. La abadesa se detiene 
delante de la cruz. Las hermanas, 
pasando delante de ella, la reverencian. 
La abadesa las bendice, y cuando todas 
ya han pasado, se retira. Las hermanas 
no se dispersan, forman un semicírculo 
en pequeños grupos. 
La hermana celadora viene al centro.)

LA CELADORA
Hermanas en humildad: 
faltaron al servicio, 
también Sor Angélica, 
quien, sin embargo, hizo 
plena penitencia. 
En cambio, ustedes, 
hermanas, pecaron por 
distracción y han perdido 
un día de servicio. 

UNA CONVERSA
Me acuso de la culpa 
e imploro penitencia, 
y cuando más grande sea, 
más gracias daré, 
hermana en humildad. 

(Se queda esperando la penitencia.)

LA MAESTRA DE LAS NOVICIAS
(A las novicias, como explicando.)
Quien llegue tarde al coro, 
se postre y bese el suelo. 

LA CELADORA
(A las conversas.)
Harán veinte veces 
la plegaria mental 
por los afligidos y 
esclavos y por 
aquellos que están 
en pecado mortal. 

UNA CONVERSA
¡Con júbilo y fervor! 

DOS CONVERSAS
¡Cristo Señor, 
Esposo adorado, sólo 
quiero complacerte, 
Esposo adorado... 
ahora y en la hora 
de la muerte! 

(Se retiran contritas, bajo los arcosde la derecha.)

¡Amén! 

LA CELADORA
Sor Lucila, al trabajo. 
Retírate 
Y observa silencio. 

(Sor Lucila se retira, hilando.)

LA MAESTRA DE LAS NOVICIAS
(A las dos novicias, como antes.)
¿Por qué esta tarde 
en el coro has reído 
y hecho reír? 

LA CELADORA
(A Sor Osmina)
Tú, Sor Osmina, 
en la iglesia tenías 
dos rosas escarlatas 
escondidas en las mangas. 

SOR OSMINA
(Indócil)
¡No es cierto! 

LA CELADORA
(Severamente.)
Hermana, entra a la celda. 

(Sor Osmina sacude los hombros.)

¡No tardes! 
¡La Virgen te mira! 

(Sor Osmina se va; todas la miran y la 
siguen bajo los arcos hasta que 
desaparece dentro de la celda.)

LAS HERMANAS
Regina Virginum, 
ora pro ea... 

LA CELADORA
Y ahora, hermanas en 
alegría, pueden 
recrearse, ya que place 
al Señor, y ayuda a volver 
más alegremente al 
trabajo por amor a El! 

LAS HERMANAS
¡Amén!
(Las figuras blancas de las hermanas se 
desparraman por el claustro arcos. Sor 
Angélica cava la tierra y riega las flores.)

SOR GENOVEVA
Oh, hermanas, hermanas, 
quiero revelarles 
que un rayo de sol 
ha entrado en el claustro. 
Miren dónde cae, 
allí, allí, entre el verdor! 
¡El sol está sobre el acor! 
¡Comienzan las tres 
tardes de la fuente de oro! 

HERMANA PRIMERA
¡Es cierto, dentro de un 
instante veremos 
el agua dorada! 
¡Y seguirá dos días más! 

HERMANAS
¡Es mayo! 
Y la bella sonrisa 
de Nuestra Señora 
viene con ese rayo. 
Reina de Clemencia... 
¡Gracias! ¡Gracias! 

UNA NOVICIA
Maestra, te pido 
permiso para hablar. 

LA MAESTRA DE LAS NOVICIAS
Siempre que sea para elogiar 
las cosas santas y bellas. 

LA NOVICIA
¿Qué gracia de la Virgen 
regocija a las hermanas? 

LA MAESTRA DE LAS NOVICIAS
¡Una señal resplandeciente 
de la bondad de Dios! 
Solamente por tres 
días al año, al salir de 
la capilla, 
Dios nos concede ver 
el sol que cae sobre 
la fuente y la hace de oro. 

LA NOVICIA.
¿Y los otros días? 

LA MAESTRA DE LAS NOVICIAS
O salimos demasiado 
pronto y el sol está 
alto o demasiado tarde 
y el sol ya se ocultó. 

HERMANAS
¡Otro año ha pasado! 

OTRAS
(Con melancolía.)
¡Ha pasado otro año!... 
¡Y falta una hermana!... 

(Las hermanas, absortas, parecen evocar 
la imagen de la hermana que ya no está.)

SOR GENOVEVA
(Con tono ingenuo y casi alegre.)
Oh, hermanas en trabajo piadoso,
ahora que el chorro 
ha florecido
y se ha puesto dorado, 
¿no estaría bien 
llevarle un poco de 
agua de oro a la tumba 
de Blanca Rosa? 

LAS HERMANAS
¡Sí! ¡La hermana en su eterno
descanso lo desea sin duda! 

SOR ANGELICA
Los deseos 
son las flores de los vivos, 
no florecen 
en el reino de los muertos, 
porque la Madre Virgen ayuda, 
y en Su Benignidad, 
se anticipa libremente 
a nuestros deseos
Antes que un 
deseo florezca, 
la Madre de las Madres 
lo ha concedido. 
¡Oh, hermana, 
la muerte es vida bella! 

LA CELADORA
Nosotras no podemos tener 
deseos ni aún estando vivas. 

SOR GENOVEVA
¿Si son inocentes y 
cándidos, por qué? 
¿Tú no tienes un 
deseo? 

LA CELADORA
¡Yo no! 

LAS HERMANAS
¡Y yo menos! 
¡Yo no! ¡Yo no! 

SOR GENOVEVA
Yo sí, lo confieso. 

(Volviendo su rostro hacia lo alto.)

Suave Señor mío, 
sabes que antes de ahora, 
en el mundo, era pastora... 
Desde hace cinco años 
no veo un corderito. 
Señor, ¿te disgusto 
si digo que deseo 
ver uno pequeñito, 
poder acariciarlo, 
tocarle su hocico fresco
y oírlo balar? 
Si soy culpable, 
te ofrezco el Miserere Mei. 
Perdóname, Señor, Tú que 
eres el Cordero de Dios. 

SOR DOLCINA
¡Yo también tengo un deseo! 

LAS HERMANAS
¡Hermana, conocemos 
bien tus deseos! 
¡Algún buen bocado! 
¡Fruta sabrosa! 
¡La gula es culpa grave! 

(A las novicias.)

¡Es una golosa! ¡Es golosa! 

(Sor Dolcina queda mortificada y 
meditativa.)

SOR GENOVEVA
(Que se ha acercado a Sor Angélica, en 
compañía de algunas hermanas.)
¿Sor Angélica, y tú? 
¿Tienes deseos? 

SOR ANGELICA
(Volviéndose al grupo.)
¿Yo?...no, hermana, no. 

LAS HERMANAS
¡Que Jesús la perdone, 
ha dicho una mentira! 

UNA NOVICIA
(Acercándose, curiosa.)
¿Por qué?
 
LAS OTRAS
Nosotras lo sabemos:
tiene un gran deseo. 
¡Querría 
tener noticias 
de su familia!... 

OTRAS
Hace más de siete años, 
desde que 
está en el monasterio, 
que no ha tenido noticias. 

OTRAS
Y parece resignada, 
¡pero está tan atormentada! 

OTRAS
En el mundo era riquísima, 
lo dijo la Abadesa. 

OTRAS
¡Era noble! ¡Princesa! 
La quisieron hacer monja, 
parece, por castigo. 
¿Por qué? ¿Por qué? 
¿Quién sabe? 
¡Mah! ¡Mah! 

LA HERMANA ENFERMERA
(Acudiendo apresurada.)
¡Escucha, Sor Angélica! 

SOR ANGELICA
¡Oh, Hermana Enfermera, 
qué sucede, di! 

LA HERMANA ENFERMERA
Sor Clara, allá en el huerto, 
arreglaba el espaldar 
de las rosas; 
repentinamente salieron volando 
muchas avispas, 
y le picaron el rostro. 
Ahora está en la celda 
y se lamenta. ¡Ah! 
¡Cálmenle, hermanas, 
el dolor que le atormenta! 

LAS HERMANAS
¡Pobrecita! ¡Pobrecita! 

SOR ANGELICA
¡Esperen! 
Buscaré una hierba o una flor! 

(Corre buscando hierbas y flores.)

LA HERMANA ENFERMERA
Sor Angélica tiene siempre 
una buena receta 
hecha con flores.
Siempre sabe encontrar 
una hierba bendita 
para calmar los dolores. 

SOR ANGELICA
(A la Hermana Enfermera.)
¡Eso es, ésta es caléndula! 
Con el jugo lechoso 
que se extrae, 
se curará la inflamación. 

(Dándole otra hierba.)

Y con ésta, 
se prepara una poción. 
Díganle a la hermana Clara 
que será muy amarga, 
pero que le hará bien. 
Y también díganle que 
picaduras de avispas 
son penas pequeñas, 
y que no se lamente, 
que al lamentarse 
crecen los tormentos. 

LA HERMANA ENFERMERA
¡Se lo diré! 
¡Gracias, hermana, gracias!

SOR ANGELICA
Estoy aquí para servir. 

(Del fondo a la izquierda, entran dos 
hermanas Mendicantes conduciendo 
un burrito cargado de mercancías.)

DOS HERMANAS MENDICANTES
(Entrando.)
¡Alabada María! 

CORO DE HERMANAS
¡Y por siempre así sea! 

(Las hermanas rodean al burrito, 
mientras y lo descargan consignando 
las limosnas a la Hermana Enfermera.)

DOS HERMANAS
Buena recolección esta tarde, 
Hermana Enfermera. 

PRIMERA HERMANA MENDICANTE
Un odre de aceite. 

SOR DOLCINA
¡Uh, qué bueno! 

SEGUNDA HERMANA MENDICANTE
Avellanas, seis puñados. 

PRIMERA HERMANA MENDICANTE
Un canastito de nueces. 

SOR DOLCINA
¡Buenas con sal y pan! 

LA CELADORA
(Reprendiéndola.)
¡Hermana! 

PRIMERA HERMANA MENDICANTE
¡Aquí harina! 
Y aquí un queso 
que todavía rezuma leche, 
bueno como un pastel 
y un saquito de lentejas, 
huevos, 
y nada más. 

CORO DE HERMANAS
Buena recolección esta tarde, 
Hermana Enfermera. 

SEGUNDA HERMANA MENDICANTE
(A Sor Dolcina)
Para ti, hermana 
glotona... 

(La Hermana Mendicante se lleva al burrito.)

SOR DOLCINA
(Feliz.)
¡Una ramita de grosellas! 
¡Sírvanse, hermanas! 

CORO DE HERMANAS
¡Gracias! 
¡Gracias! 
¡Uh, si tomo un grano 
habrá penitencia! 
¡Gracias! ¡Gracias! 

SOR DOLCINA
¡No, tomen! 

(Forman un grupito a la derecha y picotean las grosellas, entre 
risitas discretas.)

PRIMERA HERMANA MENDICANTE
¿Quién ha venido esta 
tarde al locutorio?

CORO DE HERMANAS
Nadie. Nadie. 
¿Por qué? 

PRIMERA HERMANA MENDICANTE
Afuera del portón se ha 
detenido un rico carruaje. 

SOR ANGELICA
(Volviéndose, inquieta, hacia la Hermana 
Mendicante)
¿Cómo, hermana? 
¿Cómo has dicho? 
¿Un carruaje está afuera? 
¿Rico? ¿Lujoso?
 
PRIMERA HERMANA MENDICANTE
De grandes señores. 
Seguramente espera 
a alguien que ha entrado 
al convento y tal vez en 
un momento sonará la 
campana del locutorio. 

SOR ANGELICA
(Con creciente ansiedad.)
Ah, dime, hermana: 
¿cómo era el carruaje?
¿No tenía un emblema? 
¿Un emblema de marfil? 
¿Y por dentro tapizado 
de seda turquesa 
recamada en plata?... 

PRIMERA HERMANA MENDICANTE
No sé, hermana, 
no sé: ¡sólo he visto 
un bello carruaje! 

(Observando a Sor Angélica.)

CORO DE HERMANAS
Se puso blanca... 
¡Ahora se sonroja toda! 
¡Pobrecita! 
¡Está conmovida! 
¡Está conmovida! ¡Pobrecita! 
¡Espera que sean 
de su familia! 

(Se oye el sonido de una campanilla. Las 
hermanas corren de todas partes.)

¡Viene gente al locutorio! 
¡Viene una visita! 
¿Para quién? 
¿Para quién? ¿Para quién? 
Para quién será? 
¡Tal vez para mí! 
¡Para mí! 
Si fuese mi madre que me trae 
las palomitas blancas. 
O mi prima que trae 
buenas semillas de lavanda. 

SOR ANGELICA
(Con fervor, elevando sus ojos al cielo.)
Oh Madre elegida, 
léeme en el corazón. 

(Sor Genoveva se acerca a las 
compañeras y casi interrumpe estas 
exclamaciones indicando con un 
gesto a Sor Angélica. El grupo de 
hermanas se acerca en silencio a ella.)

SOR ANGELICA
Implora para mí una 
sonrisa al Salvador. 

SOR GENOVEVA
(Con gran dulzura, a Sor Angélica.)
Oh, hermana en el amor, 
nosotras rogamos a la 
la Estrella de las 
Estrellas que la visita 
ahora sea para ti. 

SOR ANGELICA
(Conmovida)
Buena hermana, 
¡gracias... gracias! 

(Desde la izquierda entra la Abadesa para 
llamar a Sor Angélica, que deberá ir al 
locutorio. La espera es intensa. En ese 
momento de silencio todas las hermanas 
sacrifican sus deseos en favor de la hermana. 
Sor Angélica siempre con sus ojos vueltos
hacia el cielo, inmóvil, como si toda su vida
estuviese suspendida.)

LA ABADESA
(Llamando.)
¡Sor Angélica! 

CORO DE HERMANAS
¡Ah! 

(La Abadesa hace señas a las hermanas 
para que se retiren; éstas se dirigen 
hacia la fuente, toman un poco de agua, 
van hacia el cementerio y desaparecen.)

SOR ANGELICA
(Como respirando, aliviada.)
¡Madre. Madre, hable! 
¿Quién es? ¿Quién es? 
¡Madre, hable! 
Hace siete años que espero, 
que espero una palabra, 
un escrito... He ofrecido 
todo a la Virgen 
en completa 
expiación. 

LA ABADESA
¡Ofrécele también el 
ansia que ahora te turba! 

(Sor Angélica, abatida, se pone lentamente 
de rodillas en recogimiento.)

Requiem aeternam 
dona ei, Domine: 
et lux perpetua luceat ei. 
Requiescat in pace. 
¡Amen! 

SOR ANGELICA
(Alzando la vista.)
Madre, estoy serena 
y obedezco. 

LA ABADESA
Ha venido a verte 
tu tía la Princesa. 

SOR ANGELICA
¡Ah! 

LA ABADESA
En el locutorio 
se debe decir 
lo que esté conforme 
a la obediencia y la necesidad. 
Cada palabra es oída 
por la Virgen Piadosa. 

SOR ANGELICA
Que la Virgen me escuche. 
Y así sea. 

(La Abadesa se encamina hacia la puerta 
del locutorio. Sor Angélica se levanta y 
se dirige también allí, mirando ansiosamente
la puerta. Se oye un ruido de llaves. La
puerta es abierta desde adentro por una 
hermana que permanecerá al lado de la 
puerta abierta. La Abadesa se detiene 
frente a esta hermana. Entre las dos 
forman una escolta, y mientras las dos 
figuras blancas se curvan lentamente en 
acto de reverencia, pasa una figura 
negra, severamente compuesta, en una 
actitud natural de gran dignidad
aristocrática; es la tía Princesa. Entra, 
camina lentamente, apoyándose en un bastón
de ébano. Se detiene, por un instante 
mira a la sobrina, fría y sin demostrar 
ninguna emoción. Sor Angélica, ante la 
vista de la tía, es presa de una gran 
emoción, pero se frena, porque aún se 
ve en las sombras a la Abadesa y la 
hermana. La puerta se cierra. Sor 
Angélica, conmovida, casi vacilante, va 
al encuentro de la tía, pero la anciana 
extiende la mano izquierda como para 
consentir solamente el acto de besar la 
mano. Sor Angélica toma la mano que 
le es ofrecida y la lleva a los labios, y 
mientras la tía se sienta, ella cae de 
rodillas. Sor Angélica no retira nunca 
la mirada del rostro de la tía. Una 
mirada piadosa, implorante. La 
anciana, en cambio, mira frente a 
sí ostentosamente. )

LA TÍA PRINCESA
El Príncipe Gualtiero, 
tu padre,... 
la Princesa Clara, 
tu madre, 
cuando murieron 
hace veinte años, 

(Se interrumpe para hacerse la señal 
de la cruz.)

me confiaron 
a sus hijos y todo 
el patrimonio familiar. 
Yo tenía que dividirlo 
cuando lo considerase 
conveniente y con plena 
justicia. 
Y es lo que hice. 
Aquí está el pergamino. 
Puedes observarlo, 
discutirlo y firmarlo. 

SOR ANGELICA
(Humildemente.)
Después de siete años 
estoy frente a usted. 
Inspírese en este 
santo lugar... 
¡Es sitio de clemencia, 
es sitio de piedad! 

LA TÍA PRINCESA
(Como una condena.)
De penitencia. 
Debo revelarte la razón
por la que llegué 
a esta división. 
Tu hermana Ana Viola 
se casará... 

SOR ANGELICA
¿Se casa?
¿Se casa la pequeña 
Ana Viola, la 
hermanita, la pequeña? 
¡Ah, ah! Son siete años!
¡Han pasado siete años! 
¡Ah, ah! 
¡Oh, hermanita rubia 
que serás esposa, 
oh hermanita mía,
que seas feliz! 
¿Y quién la desposa? 

LA TÍA PRINCESA
¡Quien por amor perdonó 
la culpa con la que 
manchaste nuestro 
blanco emblema! 

SOR ANGELICA
¡Hermana de mi madre, 
usted es inexorable! 

LA TÍA PRINCESA
¿Qué dices? ¿Y qué piensas? 
¿Inexorable? 
¿Inexorable? 
¿Invocas a tu madre 
en contra mío? 
Frecuentemente en la tarde,
me recojo allá 
en nuestro oratorio. 
En el silencio de ese recogimiento, 
mi espíritu parece 
que se alejara 
y se encontrara con 
el de tu madre 
en coloquios etéreos, misteriosos. 
¡Qué penoso es, 
qué penoso oír a los muertos 
sufrir y llorar! 
Cuando el éxtasis místico termina, 
para ti tengo reservada 
una sola palabra: 
¡expiar! 
¡Expiar! 
¡Ofrécele mi justicia a la Virgen! 

SOR ANGELICA
Todo he ofrecido a la Virgen, 
sí, todo, 
pero hay un ofrecimiento 
que no puedo hacer: 
a la más dulce de las Madres 
no puedo ofrecerle 
olvidar a... 
¡Mi hijo! Mi hijo! 
¡Mi hijo, mi hijo! 
¡Hijo mío! 
¡La criatura que me 
fue arrebatada! 
¡Hijo mío, que he 
visto y besado 
una sola vez!
¡Criatura mía! 
¡Criatura mía lejana!
¡Es esta la palabra que invoco 
desde hace siete años! 
¡Hábleme de él! 
¿Cómo es, cómo es mi hijo? 
¿Cómo es de dulce su rostro? 
¿Cómo son sus ojos? 
¡Hábleme de él! 
De mi hijo... 
hábleme... de él... 

(La vieja calla, mirando a la madre 
angustiada.)

¿Por qué calla? 
¿Por qué? ¿Por qué? 
¿Por qué? 
Un instante más de 
este silencio y 
estará condenada para 
toda la eternidad! 
¡La Virgen nos escucha 
y la juzga! 

LA TÍA PRINCESA
Ahora han pasado 
dos años desde que fue 
víctima de un grave mal... 
Se hizo todo por 
salvarlo... 

SOR ANGELICA
¿Ha muerto? 

(La tía baja la cabeza y calla.)

SOR ANGELICA
¡Ah! 

(Sor Angélica, con un grito, cae al suelo 
con el rostro entre las manos. La tía se 
alza como para socorrerla, creyéndola 
desvanecida, pero al escuchar 
los sollozos de Sor Angélica, se frena, se 
vuelve hacia una imagen sagrada que 
está en la pared, a su derecha, y con las 
dos manos apoyadas en el bastón de 
ébano, reza en silencio, con la cabeza 
baja. El llanto de Sor Angélica continúa 
sofocado y desgarrador. En el locutorio 
ya se ve la oscuridad de la noche. Se oye 
la puerta abrirse. Sor Angélica se levanta 
un poco, quedando siempre de rodillas y 
con el rostro cubierto. Entra una hermana 
con una lámpara de aceite que pone 
sobre la mesa. La tía se da vuelta y habla 
en voz baja con la hermana. La hermana 
sale y regresa con la Abadesa, trayendo 
una tablilla con un tintero y una pluma. Sor
Angélica oye entrar a las dos hermanas, 
se da vuelta, comprende, se acerca 
en silencio a la mesa con la mano temblorosa 
y firma el pergamino. Luego, 
siempre de rodillas, se aleja y se cubre 
el rostro con las manos. Las dos hermanas 
salen. La tía toma el pergamino, se acerca a 
Sor Angélica, pero ésta hace un movimiento
con todo su cuerpo como para retirarse. 
Entonces la tía se encamina hacia la puerta, 
golpea con el bastón. La Hermana, abre, 
entra, prende la luz, se adelanta. La Princesa
la sigue, desde el umbral dirige una mirada 
a la sobrina, sale, desaparece, la hermana
cierra la puerta. Cae la noche; en el
cementerio las hermanas van encendiendo
luces en las tumbas.)

SOR ANGELICA
(estalla en desesperado llanto.) 
¡Sin madre, niño, 
has muerto! 
¡Tus labios, 
sin mis besos, 
empalidecieron, 
fríos, fríos! 
¡Y cerraste, niño, 
tus ojos bellos! 
¡No pudiendo acariciarme, 
pusiste tus manitas en cruz! 
¡Y has muerto sin saber 
cuánto te amaba 
tu madre! 
Ahora que eres un ángel 
del cielo, 
ahora puedes ver a 
tu madre. 

(Humildemente.)

Puedes descender desde 
el firmamento y desplegar tus alas. 
En torno a mí te siento. 
Estás aquí, estás aquí, 
me besas y acaricias. 
Ah, dime:
¿cuándo podré 
verte en el cielo? 
¿Cuándo podré besarte? 
¡Oh! Dulce fin de todo 
dolor mío, 
¿cuándo podré morir contigo 
en el cielo? 
¿Cuándo podré morir, 
podré morir? 
¡Díselo a tu madre, 
bella criatura, 
con un ligero titilar 
de estrellas! 
¡Háblame, háblame, 
amor, amor, amor! 

(Permanece absorta en éxtasis. Las hermanas
salen del cementerio y se acercan 
a Sor Angélica, rodeándola.)

SOR GENOVEVA
Hermana, oh buena hermana, 
la Virgen ha recibido 
la plegaria. 

CORO DE HERMANAS
Estarás contenta, hermana, 
la Virgen 
te ha concedido la gracia. 

SOR ANGELICA
(En exaltación mística pero sin énfasis.)
¡La gracia ha descendido 
del cielo, 
ya toda me ilumina, 
resplandece, 
resplandece, resplandece! 
¡Ya veo la meta, 
hermanas!... 
¡Estoy contenta, hermanas, 
estoy contenta! 
¡Cantemos! 
¡Ya en el cielo se canta! 
¡Alabemos a la Virgen Santa! 

CORO DE HERMANAS
¡Cantemos! 
Ya en el cielo se canta! 
¡Y así sea! 

(Desde el fondo se oye la señal de retirarse.
Las hermanas vienen de todas 
partes, y se dirigen en fila hacia las 
celdas, en recogimiento)

CORO DE HERMANAS
¡Alabemos a la Virgen Santa! 
¡Alabemos! 
¡Alabemos! ¡Amen! 

(Es de noche. Sobre la capilla se ven las 
estrellas y la luna sobre los cipreses.)

SOR ANGELICA
¡La gracia ha 
descendido del cielo! 

(Se abre una celda; sale Sor Angélica. Tiene 
en las manos un cubilete de terracota. Se
detiene junto a la cruz entre los cipreses y
deja el cubo. Toma unas piedras y con ellas
forma una pequeño hornillo, recoge ramas y 
tallos secos y hace un ramillete que coloca 
entre las piedras. Luego va hacia la fuente y 
llena de agua el cubo poniéndolo al fuego)

Sor Angélica siempre tiene 
una buena receta 
hecha con flores. 
Amigas flores, 
que en el pequeño seno 
esconden las gotas de veneno. 
Ah, cuántos cuidados 
les prodigué. 
Ahora me compensan. 
¡Por vosotras, 
mis flores, moriré! 

(Se levanta y se vuelve a la derecha 
hacia las celdas.)

¡Adiós, buenas hermanas, 
adiós, adiós! 
Os dejo para siempre. 
¡Me ha llamado mi hijo! 
Dentro de un rayo de 
estrellas me apareció 
su sonrisa, y me dijo: 
¡Madre, 
ven al Paraíso! 
¡Adiós! ¡Adiós! 
¡Adiós, capillita! 
¡Cuánto he rezado en ti! 
Bondadosa recibías 
plegarias y llantos. 
¡Ha descendido la 
gracia bendita! 
¡Muero por él y lo volveré 
a ver en el cielo! ¡Ah! 
(Abraza la cruz con exaltación, la 
besa, se 
inclina, besa el cubo y bebe el veneno, 
luego se apoya en un ciprés y lentamente 
deja caer al suelo el cubo. Las nubes 
cubren la luna, la escena está oscura. 
Una vez concluido el acto del suicidio 
parece que terminara la exaltación y 
volviera a la realidad; su rostro revela 
una actitud de angustia como si se le 
apareciera una revelación tremenda y 
repentina.)

SOR ANGELICA
¡Ah, estoy condenada! 
¡Me he dado muerte, 
me he dado muerte! 
¡Muero, muero en 
pecado mortal! 

(Se arrodilla desesperadamente.)

¡Oh, Señora, Señora, 
sálvame, sálvame! 
¡Por el amor de mi hijo! 

CORO
(Interno, lejano, acercándose poco a poco.)
Regina Virginum, 
¡Salve, María! 

SOR ANGELICA
¡He perdido la razón! 

CORO
Mater castissima, 
¡Salve, María! 

SOR ANGELICA
No me hagas morir 
en pecado! 

CORO
Regina pacis, 
¡Salve María! 

SOR ANGELICA
¡Dame una señal 
de gracia, 
dame una señal de 
gracia, Señora! 
¡Señora! ¡Sálvame! ¡Sálvame! 

(las voces de los ángeles elevan un 
himno a la Madre de las Madres.)

CORO
O gloriosa virginum, 
Sublimis inter sidera, 
Qui te creavit, 
parvulum, Lactente 
nutris ubere. 

(La iglesia parece invadida de luz. La puerta
se abre y entre un fulgor místico se ve la
iglesia llena de ángeles. Aparece la Reina del
Consuelo, dulcísima, y delante de ella un niño 
rubio, todo blanco. La Virgen, sin tocarlo, 
suspende al niño hacia la moribunda.)

SOR ANGELICA
¡Oh, Señora, sálvame! 
¡Una madre te implora, 
una madre te implora! 

CORO
Quod Hova tristis 
abstulit, 
Tu reddis almo germine: 
Intrent ut astra 
flebiles, 
Coeli recludis 
cardines... 
Gloriosa virginum, 
¡Salve, María!... 

SOR ANGELICA
¡Ah! 

CORO
Regina virginum! 
Virgo fidelis! 
Sancta María! 
Gloriosa virginum, 
¡Salve, María!... 
¡Mater purissima! 
¡Salve, María!... 
¡Turris davidica! 
¡Salve, María!... 
¡Ah! 

(Sor Angélica muere dulcemente)

FIN
 

Agradecimiento

Agradecemos especialmente a Kareol, sitio web de Eduardo Almagro López, por permitirnos utilizar parte de sus contenidos.